Nell’ambito della politica estera, così come nella vita di tutti giorni, spesso il vero protagonista è il compromesso.
Ed è drammatico come sempre di più, date le condizioni al contorno ristrette e precarie, tale compromesso risulti spesso al ribasso, o semplicemente dettato meccanicamente dal fatto di entrare in trattativa: inutile anche discuterne, gli spazi sono talmente limitati che appena iniziata la discussione si sa già il punto in cui si andrà a finire.
Alcuni esempi.
Ok va bene. Prendetevi la Crimea.
Ho preso il Crudo Nazionale che costa meno del Parma.
Contratti? Ma che contratti? Passione ci vuole, passione! [citazione colta, quest’ultima].
Ragazzi, lasciatevelo dire da uno che sta alla grande ed è appassionato della vita e del lavoro, ma che sa anche che l’equilibrio di cui godo seduto su una sedia è diverso da quello vitale che devo cercare su una fune tesa sopra le cascate del Niagara: i compromessi sono importanti, ma non sempre vanno accettati. O meglio, alle volte vanno proprio accettati!
E forse qui, abbiamo trovato un’altra enantiosemia.