Raccontare storie al Pitti | Homely

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Marchio: Homely

Profilo: è un nuovo marchio specializzato in calzini, aperto da pochissimo non lontano da Bologna, a San Giorgio in Piano. Nel loro stand ho parlato coi fondatori, che mi hanno raccontato che tutto nasce da una grande passione per il prodotto e la voglia di realizzarne della miglior qualità possibile, unita a un’estetica fuori dal comune: «la gente si accontenta di “calzette” normali», dicono, «e noi volevamo farne di tutt’altro che normali».
Grazie a un efficace rete distributiva e soprattutto dopo un articolo uscito su Wait Fashion, i calzini Homely sono “esplosi” sul mercato e l’azienda è stata sommersa di richieste.
Tutte le grafiche sono realizzate dall’ufficio stile, come pure l’intera produzione viene svolta internamente. «Non vogliamo dare la produzione all’esterno perché ci sono diverse difficoltà nella realizzazione. Nelle calze stampate di solito ci sono le giunture, le nostre calze non le hanno. In molti ci chiedono come facciamo ma preferiamo non rivelare quelle che sono le nostre tecniche produttive».

Sul web: facebook.com/homely.cool
(il sito è in costruzione: homely.it)

La collezione: tra motivi geometrici e animalier, stampe floreali e tropicali, i veri best-seller sono i calzini con sopra i tatuaggi old school.

Dal punto di vista dello storytelling: Homely ha una storia brevissima. Per ora parlano i prodotti. E soprattutto il successo di vendite. In questo caso l’elemento esterno funzionale al racconto (futuro) sono io stesso. Guardando i calzini—chi mi conosce sa quanto io sia appassionato di quest’accessorio—e le grafiche, soprattutto quelle a tema tattoo, butto lì un’idea (niente di rivoluzionario, intendiamoci, anzi… ma tra le mille strategie balzane che do via gratis ogni tanto ce n’è qualcuna monetizzabile). Perché non collaborare con dei veri tatuatori e fare delle serie in edizione limitata? Ovviamente mi viene in mente Pietro Sedda—chissà quanto gli fischieranno le orecchie al caro Pietro viste tutte le volte che lo cito. Poi propongo di contattare anche una serie di illustratori. Dopotutto Bologna è la capitale italiana del fumetto e dell’illustrazione, Homely sta vicino Bologna e una limited edition con giovani talenti locali, più quella con i tatuatori, credo possa raggiungere un pubblico ancora più ampio di quello attuale, dare il via allo sviluppo di una narrazione, e dunque diventare un ottimo mezzo per farsi pubblicità, nonché essere una fonte di guadagno per diversi artisti. Win win, come si dice in gergo commerciale: vincono tutti. E dietro a ogni calzino ci sarebbe una storia da raccontare.

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