Mas Context è una rivista bombarola. L’obiettivo: far deflagrare le sterili e autoreferenziali discussioni rinchiuse nei propri recinti teorico-pratici di appartenenza per aprirsi all’Altro. La miccia per innescare l’esplosione è l’architettura, affrontata da questo trimestrale americano con il più anarchico degli approcci: contaminandola senza remore, utilizzandola come grimaldello per scardinare il pensiero comune, avvalendosi del contributo di pensatori, giornalisti e professionisti di altissimo livello e dimostrando assoluta coerenza (nonché nobiltà d’animo) nella scelta di offrire una rivista che per l’alta qualità dei contenuti avrebbe potuto esser fatta pagare a caro prezzo liberamente e gratuitamente scaricabile dal sito (solo pochissimo copie vengono stampate su carta).
Giunta al ventesimo numero, Mas Context ha deciso di mettere insieme due tra le discipline più impermeabili, dove la “conversazione” solitamente si svolge tra soli addetti ai lavori: l’architettura, appunto, e il fumetto.
Fin dalla copertina—illustrata con la solita precisione chirurgica da “sua maestà” Chris Ware (l’immagine è tratta dal suo capolavoro Building Stories)—la rivista si muove sull’impervia linea di confine tra i due mondi, lanciandosi in un tentativo (riuscito) di “contagio” reciproco.
All’interno c’è anche un’intervista a un grande talento italiano del fumetto, Manuele Fior, intervistato da Andrea Alberghini, architetto che a sua volta, da anni, quella invisibile linea di confine ama passarla quanto più è possibile (si è laureato con una tesi intitolata Visioni dell’Urbano: la Metropoli nei fumetti e gestisce un blog chiamato Comics Metropolis).