Favole della buonanotte 3: la sindrome di Forum

favole_buonanotte_3

Ho sempre avuto problemi ad essere come gli altri, ad adeguarmi al pensiero comune, fin da bambino.
Alle medie all’insegnante di italiano venne in mente che dovevamo dibattere. Era una cosa all’americana, salvo che in USA si fa all’Università e gli studenti sono tenuti a studiare e documentarsi. In Italia per dibattere basta dire quel che ti passa per la testa, e ciò si impara da bambini, a scuola appunto.
Uno dei tempi scottanti era la droga. Dovevamo rispondere alla domanda: perché i giovani si drogano?
Forse si drogano perché si sentono soli? Forse perché i loro genitori non prestano loro attenzione?
Mentre i miei compagni di classe uno dopo l’altro snocciolavano possibili motivi ispirandosi alla fantasia, io stavo zitto.
L’unica cosa che mi veniva da dire era: «ma io, che ne so? Non mi drogo, non conosco nessuno che si droga. Fine della storia»
Erano gli anni dell’eroina e drogati ne vedevi dappertutto. Ma non mi ero mai fermato a intervistarne nessuno. Avevo 13 anni e preferivo tornare a casa senza una siringa piantata nella pupilla.

Alle superiori avevo un insegnante di religione che faceva lezione facendoci vedere film. Non riuscivamo mai a vederne uno per intero. C’erano ancora i VHS (sob!), e visto che faceva vedere lo stesso film in tutte le classi, ogni volta passava la prima mezz’ora a riavvolgere il nastro cercando il punto al quale eravamo rimasti.
Kramer contro Kramer lo guardammo in 6-7 lezioni. Potete immaginarvi lo strazio.
A un certo punto, in aula magna mi girai di spalle.
«Calì, perché non guardi il film?»
«Perché mi sono stufato. Il film lo conosco già. Quando ci sarà da fare il compito saprò cosa scrivere».
Ça va sans dire, non gli ero simpatico.

A un certo punto, credo sia stato Canale 5, trasmise in seconda serata la diretta di uno che si bucava di eroina. Il professore rimase alzato per registrare il programma, come se fosse lo sbarco sulla Luna, per poi riproporcelo al mattino, in differita.
Io chiesi soltanto: «scusi, ma che senso ha guardare questa roba?»
La risposta: «se non ti piace, puoi sempre uscire»
Io uscii e andai a firmare per potermi astenere dall’ora di Religione.

Nel frattempo in TV si diffondeva sempre più quella che si chiamerà poi TV spazzatura. Programmi sguaiati, dove la gente litiga, certe volte si picchia.
Il primo che ricordi, anni prima, lo conduceva Gianfranco Funari. Si intitolava A bocca aperta e andava in onda sulla Rai.
Funari metteva ogni giorno di fronte due ali di pubblico, poi dava loro in pasto un tema, sul quale dibattevano furiosamente.
Perché i giovani si drogano?
Forse si drogano perché si sentono soli?
Forse perché i loro genitori non prestano loro attenzione?
Mai nessuno che si documentasse.
Ma tutti avevano un’opinione.

Dopo qualche anno inizia su Rete 4 quella che sarà la trasmissione regina di questo tipo di intrattenimento: Forum.
Lo studio di Forum riproduce l’aula di un tribunale, dalle tinte molto pastello. Un giudice anziano e bonario presiede una serie di cause che perlopiù vedono vicini di casa discutere sulla musica troppo alta e confinanti di terreno litigare su un albero da tagliare.
È un vero giudice (dicono loro) a emettere le sentenze (che quindi hanno il valore di vere sentenze) per ogni caso, ma è il pubblico in studio a dibatterne prima.
Credo che la trasmissione abbia compiuto 20 anni, forse più. E continua a essere un successo. La gente si mette davanti alla TV e viene chiamata in causa, partecipa al giudizio su casi che progressivamente diventano più complessi e anche drammatici, senza sapere un niente dell’unica cosa di cui dovrebbe: il Diritto.
Quel che conta è l’opinione.
Nessuno che si legga mai una pagina del Codice Civile.
Nessuno che si immagini che per giudicare il prossimo devi avere studiato.
Basta essere vivo e avere il dono della parola.

I detrattori della trasmissione hanno spesso insinuato che quelli che si presentano davanti alle telecamere siano dei figuranti e che tutto sia finto. La trasmissione non mi pare abbia mai risposto in modo definitivo, si parla di intrattenimento verosimile, che tratta casi realistici. Forse importa poco che siano veri, e soprattutto che quelle che il giudice emette prima di pranzo siano vere sentenze.
Ciò che senza ombra di dubbio è vero, è il pubblico che segue da causa e che si sente coinvolto da 20 anni, in questioni legali altrui. Una generazione di teledipendenti che ha studiato legge guardando la TV prima della pasta al pomodoro e che ha appreso termini importanti, tra cui spicca senza dubbio quello di usucapione.
Da quando esiste Forum, non so quante persone ho sentito parlare di “usucapione”. Quando ancora abitavo in un condominio a Genova ricordo un tale che pensava di ottenere un parcheggio che aveva occupato abusivamente, per usucapione.
Perché se occupi qualcosa per 20 anni di seguito, per usucapione, quella cosa diventa tua.
(Ovviamente non è così semplice, la definizione qui‎)

Non importa che noi si sia guardato Forum o quel genere di programma per 20 anni.
La sola esistenza, ci ha preparato per quello che sarebbe venuto dopo: Facebook.
Facebook è negli anni Duemila ciò che la TV era negli Ottanta: un surrogato della vita per gente che sta in casa e si annoia.
La TV ci ha insegnato a pretendere di esprimere la nostra opinione, sempre, su tutto, a caldo e senza riflettere e oggi Facebook è il luogo per eccellenza dove le masse di persone che hanno pomeriggi liberi sfogano la propria rabbia repressa per ciò che non gli funziona nella vita, per ciò che non gli piace della società e che ciò non riescono a cambiare.
Così, ogni giorno, partono le crociate contro qualcosa: l’Italia che manda droni in Iraq o i combattimenti tra cani.
Di per sé sarebbero temi meritevoli di attenzione, ma nessuno gliene presta mai veramente a parte nel momento dell’indignazione collettiva.
Tutti commentano, si arrabbiano, si esprimono.
Il copione è sempre il medesimo.
C’è chi urla allo scandalo.
Chi chiede il linciaggio.
Chi interviene per moderare i toni.

È quella che io chiamo la Sindrome di Forum.
Perché nessuno si ferma riflettere?
Perché l’immediatezza di Facebook non ce ne lascia il tempo. Tra 30 secondi sarà già troppo tardi, non potrai essere il primo ad avere commentato qualcosa.
Nessuno riflette, per esempio, sul fatto che l’Italia droni ne ha una discreta quantità già da un pezzo.
La cosa geniale è che non c’è nessun segreto. La lista è pubblica, basta cercarla.
Ma non puoi fermare i droni quando sono già partiti per bombardare. Dovevi fermarli quando stavi per votare qualcuno che aveva deciso di comprarli. E come facevi a saperlo? Semplice: passando qualche ora al giorno, sempre davanti al computer, ma leggendo qualcosa di intelligente anziché i commenti delle amichette alle foto dei tuoi cheesecakes.

Ma tutti vogliono risolvere le cose adesso, subito. Raccogliamo tante firme per fermare i combattimenti tra cani! Nessuno riflette sul fatto che una petizione su Facebook non ha nessun valore, perché non è possibile autenticare le firme.
Senza contare che qualsiasi adesione, a qualsiasi causa, è plagiabile.
Sapete come si fa?

Uno dei sistemi più semplici è questo:
1) apro una pagina fan per un personaggio famoso, un cantante;
2) in 10 mila cliccano mi piace e diventano fan;
3) poi cambio l’intestazione della pagina in Movimento per la Liberalizzazione del Cannibalismo;
4) in un secondo 10 mila persone ne diventano fan.

Per abolire i combattimenti tra cani ci vogliono diverse cose. Innanzi tutto un governo, e un governo che sia sostenitore della legalità. Ma la legalità non si produce in un giorno né con una sola legge. La legalità che porta all’abolizione dei combattimenti tra cani (termine per altro sbagliato perché non sono mai stati legali) è la medesima che poi vi porterà via la macchina se parcheggiate in doppia fila.
La legalità è legata all’etica. Se si coltiva l’una si produce l’altra, se si produce etica ne derivano una serie di responsabilità.
Siamo pronti a farcene carico?

Qualsiasi onda di indignazione parta su Facebook si esaurisce dopo tre giorni.
Perché?
Perché siamo vittime di una sorta di distrazione di massa, una ADD, che ci impedisce di focalizzare l’attenzione sulle cose troppo a lungo. È una distrazione che soprattutto ci distoglie dalle cose importanti.
Detto questo, il 2 ottobre Frizzifrizzi ha pubblicato un mio articolo che ha scatenato un’onda di commenti furiosi nei miei confronti.
Che cosa è successo?

Ve lo dico io: siete stati trollati.
Per saperne di più, non vi resta che leggere: Favole della buonanotte 4, il fantastico mondo dei troll (ma dovrete aspettare fino a domani).

editorialista
Mostra Commenti (0)

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.