La Scatola dei Giocattoli

Non te lo spiega nessuno ma quando diventi genitore, oltre alle colichette e alle notti insonni, oltre a dover sperimentare tecniche per cambiare pannolini dal peso specifico (dopo l’uso) del piompo con una mano sola (l’altra impegnata al telefono magari con una nonna presa dal desidero impellente di sapere in quell’esatto istante come sta la sua nipotina), oltre alle ore passate su wikipedia a far ricerca per rispondere ad ogni singolo perché? (che può spaziare dal verso della giraffa al perché qualcuno ci ha rubato la bicicletta sotto casa, passando per concetti semplici quali la tristezza, il coraggio, la morte), oltre a cercare di semplificare le mille contraddizioni del pensiero adulto in un lineare, non contraddittorio concetto che possa spiegare ogni no in tempo reale ed oltre ovviamente a cercare di continuare ad avere una propria vita, sia di coppia che formato singolo, oltre a tutto questo nessuno ti dice che poi arriverà il fatidico momento dei compleanni e che sarà peggio per te se non prenderai da subito una decisione drastica.

Ma andiamo con ordine. Da quel che ricordo quand’ero bambino io i compleanni con gli amichetti si iniziavano a festeggiare dalle elementari. E l’invito era riservato esclusivamente agli amici del cuore e certe volte nemmeno a tutti (la grandezza del cuore direttamente proporzionale a quella del giardino di casa o dell’appartamento). Le femmine, ovviamente, tassativamente non ammesse ai compleanni dei maschietti e viceversa.

Oggi invece i compleanni si festeggiano fin dal primo anno di materna. Tu te ne vai tranquillo a prendere il pargolo a scuola, fai ciao ciao a Jacopo, Matteo, Daniela, Andrea, Teresa—per i quali non hai nome e cognome ma sei papà di Sveva e tanto basta—fai ciao ciao alle maestre e stai per andartene via, magari al parco per un’ora o due di grida, pianti, gelati che si sciolgono tra le mani, spintarelle sull’altalena e dissezione di esoscheletri di cicale, o a casa a lavorare, di tanto in tanto lanciandoti in intermezzi di architettura fantastica coi mattoncini o in temerarie esplorazioni del divano e della grotta-plaid alla testa di un manipolo di fate anoressiche.

E invece no: ecco la maestra che con un lampo di sadismo che brilla in quegli occhi che per deformazione professionale sprizzano serenità e sfinimento in egual misura, ti avverte che «nello zainetto c’è un bigliettino».
Che bigliettino?
«Quello del compleanno di Massimo».
E chi è Massimo?
«Un amichetto…»

Ma Massimo non è solo un amichetto. Massimo è l’inizio della fine. Per me è stato Massimo e per te sarà magari Emma o Svetlana o Karim. Ma il primo compleanno è il momento esatto in cui ti accorgi che avere un figlio non è solo una cosa tra te e il tuo compagno o la tua compagna e il ristretto numero di persone che, per sangue o fiducia, fanno parte della tua vita. Il primo compleanno è il debutto in società. Una società che non ti sei scelto in alcun modo, fatta di bambini urlanti ma soprattutto di genitori che il caso e qualcuno nel grigio neutrale di un ufficio comunale hanno contribuito a mettere insieme, senza preoccuparsi del fatto che magari tu, quegli altri genitori, non li avresti mai frequentati non ci fossero stati di mezzo i rispettivi figli. Gente che forse avresti pure cambiato strada per non dover trovartici di fronte.

Certo, questo capita in ogni scuola. Ma alle elementari per gestire un compleanno basta un solo genitore o al massimo un paio di persone “di scorta”. Alla materna invece si va tutti. A passare un sabato o una domenica pomeriggio che avresti potuto trascorrere in dio solo sa quanti modi più divertenti, interessanti, rilassanti, persino produttivi. Si va e ci si tuffa su piattini di plastica pieni di pizzette, tartine, vol-au-vent industriali e torte decorate che di compleanno in compleanno diventano sempre più complicate (e costose), in un escalation di esibizionismo genitoriale. E in tutto questo i bambini semplicemente corrono, sudano, si lagnano, vogliono la prima fetta di torta che appena assaggiano e lasciano in mano del primo che capita per tornare a correre. Mentre i genitori, schierati ai lati di una sala di qualche circolo anziani, di un centro commerciale o di un McDonald’s, provano ad abbozzare discorsi che non portano da nessuna parte.

E prima del compleanno c’è l’interrogativo regalo. Che si compra ad uno di tre, quattro, cinque anni di cui non sai praticamente nulla? Quali sono i giochi di moda? Che fare se il papà o la mamma di turno ti dice «niente libri, solo giochi»? Quanto spendere?
Il primo anno è un dramma. Il secondo cominci a vedere il disegno generale, lo schema. Il terzo anno sei diventato un esperto e se da una parte un certo senso civile ti suggerirebbe di avvertire i genitori del primo a desistere, a non farsi ingabbiare, ad abbandonare la malsana idea di farsi un compleanno o due ché poi tanto non è obbligatorio andare a tutti quanti (seeeeeeeeeee, ingenui!), dall’altra, visto che nessuno ha avuto la correttezza di avvertire te, che si arrangino pure.

Ma un piccolo/grande aiuto ho deciso di darlo lo stesso. È da poco online un sito chiamato La Scatola dei Giocattoli, creato da Mattel e rivolto a genitori, zii, nonni, amici lontani e frequentatori compulsivi di compleanni.
Lungi dall’essere un semplice catalogo, La Scatola dei Giocattoli è una sorta di centro informazioni capace di aiutare pure il più sprovveduto dilettante ad acquistare il regalo giusto.

Si può far ricerca per fascia di età, prezzo, marchio e perfino dimensioni, oltre che per genere—ma qua, pur comprendendo che una semplificazione del genere rende la ricerca più semplice, non mi trovo d’accordo: che i bambini giochino con tutto indipendentemente dal sesso. Batman o Barbie, scavatori o saloni di bellezza in miniatura poco importa, tant’è che io da bambino avevo una passione incredibile per vestire le Barbie e mia figlia non è da meno visto che, proprio su La Scatola dei Giocattoli, ha scelto Batman!

Ad ogni modo la ricerca è efficace. E ci si può pure iscrivere al sito creando diverse scatole dei giocattoli dove inserire potenziali regali, creando ad esempio scatole diverse in base ad un evento (i famigerati compleanni, appunto, oppure Natale ecc…), a un bambino (un anno di materna renderà la tua agenda più fitta di quella di un capitano d’azienda) o a entrambi. E oltre a sito, pagina facebook, twitter, profilo Instagram e diario su Tumblr, c’è pure un’app per iPhone per portarsi dietro il tutto in modo tale da andare nei negozi con una lista a prova di bomba, magari condivisa con parenti e amici o genitori nella tua stessa situazione.

E anche se non risolve il problema alla radice—l’unica soluzione è bruciare il primo invito infilato nello zainetto e far finta di nulla—La Scatola dei Giocattoli si presenta come un ottimo alleato per affrontare i tuoi anni a venire da regalista/regalante/regalatore rimanendo sano di mente.

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