Instagamb/Instalegs

Da quando esiste Instagram, quindi da quando non c’è angolo al mondo (né modello di scarpe, né piatto al ristorante e neppure lembo di pelle, a parte quelli più intimi, vietati dopo una breve parentesi iniziale di libertinismo) che non sia stato preso e inscatolato in un quadrato e ingiallito, vignettato, sfocato, eventualmente incorniciato. E sul social network delle “foto sempre belle” ecco arrivare ogni estate un tripudio di autoscatti in forma di cosce inquadrate davanti a scenari marittimi, bucolici, villaggio-turistici, ponte-navistici.

Il messaggio è chiaro: «guardami, sto in panciolle in qualche paradiso terrestre alla faccia vostra, rinchiusi in un grigio ufficio milanese a guardare video stupidi dalla barra destra di Repubblica e a giocare a Crash Candy Saga su Facebook». Oppure: «la faccia meglio che non ce la metto ma guarda che würstel!»—la cosa dei würstel, perché tali sembrano, l’ho presa da una spassosa pagina facebook: Wurstel che pubblicano le foto della propria vacanza.

Ma visto che non tutti possono permettersi di prolungare l’estate ad infinitum, saltellando a cadenza semestrale tra gli emisferi o circumnavigando il globo senza mai uscire dalla fascia tropicale, ecco che un designer di Imola (dunque a 1447.968km dalla linea dei tropici più vicina; per la cronaca: si tratta di un puntino senza nome nel deserto del Sahara, giusto sul confine tra Niger e Libia), Gianluca Gimini, si è inventato una soluzione per chi vuole postare würstel in vacanza tutto l’anno: Instagamb, pratico manichino da attaccare allo smartphone grazie ad una pratica ventosa e che permetterà di avere sempre a portata di mano l’avatar delle proprie cosce, pronte per essere immortalate davanti a qualsiasi sfondo più o meno paradisiaco.

Le potenzialità sono infinite. E oltre all’uso canonico—foto fintissima di spiaggia delle Maldive su pc al lavoro—ci si può divertire a ritrarle davanti a scorci suggestivi tipo la discarica comunale, i propri vicini di casa spiati dalla finestra mentre mangiano un piattone di pasta, una fermata del bus all’ora di punta, un vagone della metro semideserto mentre una vecchietta fissa inquietata l’obiettivo o magari rischiare una denuncia postando un bel paio di Instagamb di fronte a una classe di ragazzini intenti a riempire i fogli protocollo di orrori grammaticali durante il compito in classe (ma solo i prof. avranno questa fortuna).

Ai futuri possessori di quella che Gimini, che è persona intelligente, non esita a definire una puttanata (ma una puttanata fatta a mano, questo è da sottolineare), suggerisco anche un uso più creativo, provando a vestire il manichino senza testa—impossibile tra l’altro non vedere una vera e propria denuncia sociale nella scelta, certo pure funzionale, di tener fuori la zucca da un aggeggio che si usa con Instagram e uno smartphone—a vestirlo, dicevo, con gli abiti delle bambole o costruendone magari ad hoc.

I primi fortunati proprietari di Instagamb si stanno già divertendo a postare foto sulla pagina facebook dove i primi acquirenti stanno già postando i loro scatti.
Se vuoi far parte di questa ristretta avanguardia prima che Instagamb arrivi nei negozi, puoi andare su Etsy o Bigcartel e portarti a casa un paio di würstel.

foto Lucia Pola

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