The Riot Grrrl Collection

Lo scorso marzo, dopo un pomeriggio ad ascoltare pezzi dei Sonic Youth e a guardare video di Kim Gordon, sono stato colpito da un’ondata di nostalgia verso un’epoca e un movimento—rispettivamente la scena indie-punk degli anni ’90 e le riot grrrls—che qui in Italia in pochissimi hanno avuto la fortuna di vivere in tempo reale.

I miei anni ’90 fatti di camicie a scacchi, dischi dei Nirvana, capelli colorati e amiche punkettone (o giù di lì, la domenica pomeriggio si andava comunque tutti nella discoteca pre-gabber a bere angelo azzurro e a far finta di essere più ubriachi di quanto i nostri portafogli ci consentissero).

Se io e il mio gruppetto di amici non eravamo proprio i campioni di popolarità del paesello e zone limitrofe, erano soprattutto le (poche) ragazze che più o meno regolarmente frequentavamo ad essere viste malissimo dai vecchi impegnati in partite a carte al circolo cittadino, dai maschi alfa col motorino smarmittato che bivaccavano davanti al bar parlando di figa e impennate e gol di testa, dai compagni di scuola futuri ingegneri tristi e avvocati cocainomani, dai prof. che non capivano—e col senno del poi non è facile dar loro torto—che quella mascherata adolescenziale di abiti fuori misura, strati di magliette sporche e bucate, trucco sbagliato, anfibi graffiati ad hoc, scritte sulle braccia fatte con la biro, capelli rasati (per le più coraggiose) ed un pantheon di miti spesso in contraddizione tra loro, altro non era che la versione locale, un po’ ingenua e confusa ma di certo sentitissima delle istanze neo-femministe che dall’altra parte dell’oceano le riot girrrl portavano avanti con orgoglio a suon di musica, arte e fanzine.

Quando ho nostalgia faccio ricerca. E quando faccio ricerca poi finisce che scrivo qualcosa. E quel giorno, guarda caso, era l’8 marzo quindi scrissi questo, raccontando in breve la storia delle Riot Grrrls e del loro—sempre attualissimo—manifesto.
Su diversi siti, tra quelli che visitai a caccia di informazioni e di immagini, trovai un nome: The Riot Grrrl Collection, un archivio che la New York University ha creato per raccogliere materiale relativo al movimento—soprattutto fanzine, all’epoca il principale mezzo d’espressione e di comunicazione delle riot grrrls.

L’archivio, purtroppo, non era stato digitalizzato quindi la ricerca si fermò lì.
Scopro ora, però, che proprio in questi giorni The Feminist Press, casa editrice nata negli anni ’70 e di base presso l’università pubblica di New York, ha raccolto il meglio dell’archivio pubblicandolo in un volume intitolato The Riot Grrrl Collection, insieme ad interviste alle protagoniste dell’epoca e alla corrispondenza tra le esponenti più importanti del movimento.

Il libro è stato curato dalla fondatrice stessa dell’archivio, Lisa Darms, che negli anni ’90 viveva ad Olympia, nello stato di Washington, città che fu la culla delle riot grrrls, grande amica di Kathleen Hanna, ex-Bikini Kill, ora frontwoman de Le Tigre nonché donatrice dell’archivio.
A fanzinari e fanzinare, e a vecchie e nuove riot girrrls consiglio l’acquisto.

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