Pitti84 | Oybō, i calzini spaiati

Munari for dummies: «quando qualcuno dice: questo lo so fare anch’io, vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima».
Da tenere bene a mente quando ci si trova davanti ad un cosiddetto uovo di colombo, la soluzione più semplice ad un problema complicato. Il problema, in questo caso, non è da poco: rinnovare un accessorio classico come il calzino in un mercato dove tutto è già visto, tutto è già fatto (a parte forse il calzino col buco sul ditone—se c’è già prego il lettore di farmi uscire dalla mia beata ignoranza e di segnalarmelo).

Anzi, i problemi sono due. Il secondo—quello forse più drammatico per la società tutta—sono i calzini spaiati. Che fanno perdere tempo e denaro e dunque vanno sdoganati tra gli omologatissimi e tristi utilizzatori di calzini monocolore (ci è arrivato un po’ in ritardo ma se n’è accorto pure Jacopo Fo).

L’uovo di colombo è Oybō, marchio che dal 2011 produce calzini sfasati, stonati, spaiati appunto.
L’idea iniziale è nata per scherzo. E per sfida. Da una parte il classico dei classici, infilarsi i calzini spaiati, al mattino, quando si è ancora mezzi addormentati. Dall’altra la volontà di giocare su uno dei pochissimi accessori maschili, insieme alla cravatta (e in parte agli occhiali), che permettono di sbizzarrirsi in quanto a colori e fantasie.

L’esordio—a differenza di quanto spesso accade, ovvero investire gran parte del budget nel marketing—è stato affidato al web e ad una serie di ambassador scelti con cura o arruolatisi spontaneamente e casualmente (tra cui il sottoscritto).
Ed il successo è arrivato, perlopiù inaspettato. In pochi mesi i calzini “diversi” hanno fatto il giro del mondo.

Per la prima volta al Pitti Oybō presenta, accanto ai nuovi modelli e alle nuove fantasie, anche i pezzi delle vecchie collezioni.
«Non seguiamo la classica stagionalità autunno/inverno e primavera/estate ma di volta in volta introduciamo nuove fantasie e varianti» mi spiega Lionello Borean, designer e fondatore del marchio insieme ad Eusebia Berlaud.

La scelta è molto ampia, come pure le varie “sfumature d’eccentricità”, che vanno da stampe solo leggermente differenti tra un calzino e l’altro a righe orizzontali accoppiate con le verticali fino a modelli dove il destro ha un colore completamente diverso dal sinistro.
Lo stile è una questione di sottigliezze. Come stampare una citazione di John McEnroe sulla confezione.

«La filosofia di base» racconta Borean «è di avere un minimo di variante senza però arrivare alla pagliacciata: i modelli più riusciti sono quelli dove serve un po’ di attenzione da parte di chi guarda per capire che c’è una sorta di vibrazione, di dinamicità nell’insieme. E infatti i nostri calzini vanno benissimo pure con un abbigliamento formale».
Quindi a ciascuno il suo, in base alla suddetta sfumatura di eccentricità e al coraggio.

Tra le novità anche i calzini corti, pensati per essere portati con i sandali e rivolti soprattutto ad un pubblico femminile, ma nulla vieta anche ai maschietti di indossarli.
«Siamo partiti con l’idea di fare solo calzini lunghi da uomo ma poi le richieste dei clienti sono state talmente tante che abbiamo deciso di fare anche una linea di calzini più corti».
Anche per un’azienda nata per pura, giocosa passione, e che continua comunque a produrre principalmente in base ai propri gusti, tenere le antenne ben dritte verso quello che è il mercato diventa fondamentale.

E a proposito si mercato, mi dicono che Oybō va forte specialmente in Nord Europa e Canada ma anche in un mercato difficile come quello degli Stati Uniti, soprattutto in California dove, spiega Borean non senza un certo compiacimento, «c’è tutta una scena di nerd tecnologici che adora i nostri calzini. Per dirne una, recentemente ci è arrivato un ordine via web da Infinite Loop 1, Cupertino…».

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