PGExperience

Specchi, specchi e ancora specchi, di ogni forma e dimensione. Specchi moderni e retroilluminati e specchi antichi, dentro e fuori dalle camere, nelle camere e nelle suite. Un tripudio di specchi, un’orgia di specchi. PalazzinaG oltre a tutto il resto, forse prima di tutto il resto, per me è specchi!
Già ma che si nasconde dietro questi specchi, quale e’ la filosofia che li anima, che li fa riflettere oltre ai bellissimi pezzi di design scelti uno a uno da Phlippe Starck, anche le facce sorridenti e soddisfatte degli ospiti che a PalzzinaG soggiornano?

Emanuele Garosci dichiara: “Venezia è il più bello spettacolo del mondo e il suo fascino si fa ancor più magico e sorprendente nei periodi dell’anno che normalmente vengono considerati di bassa stagione. Mi piacerebbe sovvertire l’ordine del tempo e delle stagioni, facendo scoprire ai nostri ospiti la bellezza della Venezia meno scontata: dalle passeggiate nelle romantiche nebbie autunnali fino alla scoperta di dimore private dove il tempo si è fermato e dove non è raro cenare davanti a un Tiepolo o a un Canaletto, magari con la neve che scende”.

A questa idea di accoglienza si è ispirato perciò quando ha pensato a PalazzinaG, la “sua casa” in laguna: un luogo in cui vivere e far vivere, le emozioni di una città spesso considerata quasi fosse solo un’enorme sfondo per cartoline… A PalazzinaG quindi l’ospite deve essere non solo coccolato, viziato e protetto come a casa propria (e infatti per esempio non si fa ceckin al desk ma nelle camere e colazione o ogni ora del giorno e in ogni ambiente privato o comune), poter godere delle bellezze architettoniche e paesaggistiche della città, ma sentirsi “temporaneamente veneziano”.

Certo e’ che in una location del genere, in un palazzo la cui architettura parla innanzi tutto veneziano, bagnato da un lato da Canal Grande ed abbracciato per gli altri tre da bellissimi edifici storici nel cuore di Venezia, la missione non pare impossibile.
Bene, ma come si fa a far sentire l’ospite temporaneamente veneziano?
Semplice, mettendo a sua disposizione, quello che con una definizione tanto di moda in questo momento, viene chiamato percorso esperienziale.
All’ospite viene data la possibilità di scegliere tra un menù di esperienze uniche che gli consentono di conoscere meglio Venezia, i suoi abitanti e lo stretto rapporto con la laguna.

A me che arrivo a PalazzinaG per la terza volta, armata dalle migliori intenzioni queste esperienze vengono messe tutte a disposizione e ovviamente spinta dal motore immobile di tutta una vita ovvero la curiosità e da quello nuovo l’iperattività, decido che nei 2 giorni di soggiorno che mi restano (avendo passato il primo giorno a rilassarmi e farmi viziare un po’), proverò tutto!
Voglio proprio sentirmi veneziana.

Se solo fossi riuscita a smettere di dire : “Aspe’ che devo twittare questo!” con almeno 4 T di troppo, come mi hanno fatto più volte notare, forse in qualche frangente avrebbero potuto perfino scambiarmi per una residente, visto il mio naturale talento per Cicchetti e Ombre!!!

Percorso Esperienziale – Primo giorno
Mangia e Impara

Dopo la colazione in Terrazza, passeggio per le intricate calli e senza troppe difficoltà arrivo in Piazza San Marco per godermi, grazie all’intervento di una fatina buona, l’interessante Manet Ritorno a Venezia !
Ammirare la bellezza dell’ Olympia di Manet e della Venere di Urbino di Tiziano, capolavori in mostra a Palazzo Ducale, riappacifica le mie giunoniche forme con gli specchi di PalazzinaG!
Dopo una passeggiata che sa di chiacchiere piacevoli e rilassate, tiepidi raggi di sole, spezie, preziose fragranze e dell’aria salmastra della laguna, arrivo a PalazzinaG per godermi la prima di queste esperienze.

Il Mangia e Impara: l’ospite può pranzare o cenare al bancone mentre lo chef Paolo Businaro prepara le pietanze, racconta i prodotti, il territorio e le ricette che poi gli vengono regalate in modo che, se più volenteroso della sottoscritta, possa replicarle a casa.
La variante per me è avere un giovane e timido fotografo ad immortalare il pranzo ed il resto del soggiorno a PalazzinaG. Il poverino già dal primo sguardo sa che non avrà vita facile!

Quella di Paolo è una cucina attenta al territorio, alla stagionalità, che però risente dei suoi viaggi e soggiorni in giro per il mondo (ha vissuto e cucinato in Alaska!). E’ una cucina leggera, e non parlo solo di condimenti, ma proprio di ingredienti. E’ lui stesso a raccontarmi che, per sua scelta, ogni piatto è fatto al massimo di tre ingredienti e che quando si parte da ottimi prodotti, manipolarli troppo è come “mettere addosso di una bella donna troppo trucco”.

Grazie alle sue descrizione ed alla sua esecuzione mi innamoro dei carciofi di Sant’Erasmo, castraure o oro viola come li chiamano qui. Si tratta di carciofi piccolissimi e preziosissimi, che perlopiù vengono serviti crudi nelle insalate. Io nei tre giorni a PalazzinaG però li ho assaggiati anche cotti e come detto mi sono innamorata del loro sapore e della loro consistenza.

Aperitivo on board

Dopo la pennichella post prandiale resasi necessaria dalle scarsissime ore di sonno e un’oretta di lavoro, anche a me ogni tanto tocca, sono prontissima a godermi l’esperienza a seguire, ovvero prendere l’aperitivo in barca navigando al tramonto.
Quando dico barca parlo di un bellissimo motoscafo Celli degli anni ’60, perfettamente restaurato, dotazione di PalazzinaG.

La variante del tradizionale veneziano Cicchetti e Ombre di PalazzinaG, ambasciatrice Krug nonché seconda Krug Lounge al mondo, è di mettere a disposizione dell’ospite oltre ai vini locali ed allo Spritz, una bottiglia di Champagne Krug.

Ed è così che salpiamo: un vassoio pieno di Cicchetti (polpette di pesce, crostini con baccala e salumi) ed una bottiglia di Champagne Krug perfettamente refrigerata, calici di cristallo, un tramonto languido e dorato che sembra essere disegnato, una piacevole brezza che mi si appiccica sul viso truccato e arruffa oltremodo il riccio dei miei capelli e un’ottima compagnia femminile. Percorriamo le calli e i canali amati da Hemingway, poi la laguna aperta, ammirando da un lato Venezia e dall’altro le isole di San Giorgio e Giudecca. Il cimitero e poi attraversando il sestiere di Castello, quello dove vivono i veri veneziani, precisa il giovane fotografo al seguito, ci ritroviamo in piazza San Marco che al rosso del tramonto sembra un bellissimo merletto di pietra.

Cena dalla Contessa

In questo caso l’ospite dopo essere guidato per i tradizionali Bacari dalla contessa viene invitato a casa sua per preparare il pranzo o la cena.

Io invece a casa della signora contessa arrivo dopo l’aperitivo in barca con gli occhi ancora pieni delle bellezze di Venezia… e il coloratissimo loft che mi trovo davanti non è quello che mi aspettavo, come certo non era la contessa che mi aspettavo, la bella signora in jeans che mi accoglie alla porta. Bella, intelligente, cosmopolita, diretta fino a sembrare ruvida: Enrica Rocca. Internazionalmente nota come The cooking Contessa, Enrica fonda una scuola di cucina e del suo amore per il territorio, per il buon cibo e per il suo paese fa un prodotto da esportazione.

Dopo aver brindato con me e le altre belle signore presenti, senza troppi salamelecchi mi intima di smettere di twittare, chattare, controllare i lampeggi del cellulare e mettermi ai fornelli per aiutarla a preparare la cena. E così in questo stato di estasi, ubriaca di vino e bellezza, mi accingo ad addensare una salsa a base di zafferano con cui verranno condite le cozze servite come antipasto prima e poi a mantecare il riso.

Il riso più duro e difficile da cuocere di tutta la mia vita, tanto che la mia manina delicata, orma assolutamente poco avvezza a fornelli, mestoli e lavoro manuale in generale, porterà per qualche giorno impresso il ricordo dell’esperienza, grazie a una piccola vescica. La cena è piacevole, fatta di un ambiante accogliente ed assolutamente informale, chiacchiere tra donne, ricordi, racconti, esperienze: cibo, pasta, olio, vino… uomini. L’intesa con la contessa è immediata ed istintiva, come può essere solo quella tra due donne forti e ruvide come entrambe siamo e sappiamo di essere.

Percorso esperienziale – Secondo Giorno
Culinary Experience

Devo confessare non sono mai stata amante dei mercati. Sì è vero, un popolo si conosce anche osservando il mercato. L’esposizione delle merci, i colori, gli odori, la frutta, la verdura, il pesce, le persone che si aggirano tra i banchetti per fare la spesa, tornare a casa a preparare il pranzo, i suoni, i toni della voce dei venditori. Concordo, ma io non sopportando la calca, l’odore del cibo e delle persone, preferisco farmi un’idea altrove.
Non vi stupirà sapere quindi che da sette anni circa, da quanto cioè è iniziata la mia vita da zingara di professione, da quando mi divido tra Crotone, Bologna e innumerevoli tappe intermedie, non sono mai andata al mercato. Del resto entro poco nulla anche in cucina e nei supermercati.

Quando, tra le esperienze proposte da PalazzinaG ai propri ospiti, leggo del giro al mercato di Rialto accompagnati dallo chef Paolo Businaro per sceglie insieme a lui i prodotti che poi diverranno la cena da consumare la sera al bancone, decido di provare anche se non è proprio la mia “dimensione”.
La passeggiata con lo Paolo Businaro chef di PalazzinaG tra le calli veneziane e i banchi del mercato di Rialto ben presto assume per me – mio malgrado, fotografo costantemente al seguito – i connotati di un fotoromanzo anni ’80, di cui mi trovo ad essere l’involontaria e inadeguata (visto il mio pessimo rapporto con l’obiettivo fotografico) protagonista.

Devo ammettere però che grazie ai racconti entusiasti di Paolo sul territorio, i sui prodotti, il pescato di stagione, la tradizione culinaria veneta, veneziana e della laguna, finisco per rilassarmi e a godere della fortuna avuta. Non è da tutti i giorni potersi aggirare, chef al seguito, tra i banchi del mercato, dicendo che cosa vuoi e non vuoi mangiare, potendo godere di uno spettacolo di colori unici come solo una generosa primavera inoltrata può regalare. Metto il veto su fave e piselli, alla mia tenera età mi sono scoperta allergica, ma tutto il resto è ok. Sono pronta ad assaggiare qualsiasi cosa la fantasia di Paolo, il territorio veneto e la laguna abbiano deciso di mettere nel mio piatto.

Sono da poco passate le 11 quando finiamo di fare la spesa, a quel punto decidiamo di concludere l’esperienza al mercato nel modo più tradizionale possibile ovvero infilandoci in un Bacaro e ordinando un bicchiere di vino bianco che accompagniamo con polpette di pesce e qualche altro Cicchetto.
Calabrese per nascita, bolognese d’adozione, nomade per scelta, concludo che sì in effetti è proprio bello sentirsi veneziana per qualche giorno!

Un messaggio

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