Alex Soth e Brad Zellar - The LBM Dispatch, Colorado - Marzo 2013

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Alex Soth e Brad Zellar - The LBM Dispatch, Colorado - Marzo 2013

Negli anni ’30, nel pieno della Grande Depressione, una serie di tempeste di sabbia—causate dall’inaridimento del suolo per via della mancata rotazione delle culture nei terreni agricoli— colpirono le Grandi Pianure degli Stati Uniti, oscurando i cieli, seppellendo interi paesi, lasciando senza casa centinaia di migliaia di persone soprattutto nell’area del centro-sud del Paese e provocando un esodo di massa da Stati come l’Oklahoma, il Texas, il Colorado, il Kansas ed il New Mexico.

A documentare gli effetti di quella catastrofe ecologica, agricola, economica e sociale sulle famiglie bianche della mezzadria del sud degli Stati Uniti—i cosiddetti rednecks, gli zoticoni1 bianchi dal collo arrossato per il sole per via del lavoro nei campi—il mensile Fortune, nel 1936, inviò il fotografo Walker Evans e lo scrittore James Agee, che rimasero per due mesi in Alabama, realizzando uno dei reportage più famosi ed acclamati nella storia del giornalismo e del fotogiornalismo. Reportage che non venne mai pubblicato da Fortune ma che nel ’41 diventò un libro dal titolo (tratto da un verso biblico) Let Us Now Praise Famous Men, da allora punto di riferimento assoluto per generazioni di giornalisti e fotografi, grazie ad una cronaca accurata ma anche e soprattutto all’enorme potere evocativo e poetico delle foto di Evans e dei testi di Agee.

Alex Soth e Brad Zellar - The LBM Dispatch, Colorado - Marzo 2013

Per decenni l’eredità artistica dei due autori di Let Us Now Praise Famous Men è stata raccolta—con risultati alterni—da tantissimi artisti, anche se forse mai nessuno è riuscito ad avvicinarsi alla grandezza di quell’opera come un recentissimo progetto che vede coinvolto uno dei più grandi fotografi degli ultimi anni, l’americano Alec Soth, con un’iniziativa editoriale nata in sordina, dal basso, attraverso una piccola casa editrice indipendente e in un formato cartaceo del tutto insolito, quello del quotidiano.

Classe 1969, nato e cresciuto in Minnesota, Soth inizia la sua carriera artistica studiando pittura. Il passaggio alla fotografia avviene per caso, assistendo all’università a una lezione in cui Joel Sternfeld, altro grandissimo fotografo documentarista americano, presenta e racconta il suo capolavoro American Prospects. Durante la lezione scatta la molla. Viaggiare, o meglio vagabondare andando alla ricerca di storie e scatti: la missione della tua vita la riconosci quando qualcuno te la mostra.

Il suo primo libro Alex lo pubblica a 35 anni, nel 2004. Si intitola Sleeping by the Mississippi ed è un meraviglioso viaggio nel suo midwest, in un’America piatta, desolata e desolante, colta dall’obiettivo di Soth come pochi sono riusciti a fare prima e dopo di lui.

Alex Soth e Brad Zellar - The LBM Dispatch, Colorado - Marzo 2013

Da lì in poi per l’artista è un susseguirsi di mostre, premi e riconoscimenti a livello internazionale. Ma soprattutto di viaggi, alla scoperta di un’America nascosta, di serie B, lontana dalle rotte principali, anche se non mancano puntate “fuori confine” come uno splendido reportage sulla Colombia ed un lavoro commissionato dall’agenzia Magnum che mette a confronto/scontro il mondo della moda parigino con la quotidianità del Minnesota.

Nel 2010 Soth è a Brighton, invitato dalla biennale di fotografia a realizzare una serie di scatti appositamente per l’evento. Il governo inglese però non gli concede il visto per motivi di lavoro e l’artista si trova nella difficile situazione di dover scattare foto con il rischio di una condanna a due anni nel caso venisse beccato. Quindi il colpo di genio: far fare le foto a sua figlia. Che ha sette anni e adora fotografare i cani e l’anno successivo è tra le “autrici” di Bunny Boy goes to Rome, una fanzine realizzata da tutta la famiglia Soth, tra le prime pubblicazioni di Little Brown Mushroom, micro-casa editrice fondata da “papà Alex” per offrire a fotografi, scrittori e designer una piattaforma dalla quale partire per sperimentare e distribuire “storie per immagini”.

Ecco la piccola Carmen intenta ad autografare la fanzine insieme a suo padre.

Ed è sempre con Little Brown Mushroom che nel 2012 Soth dà il via ad un nuovo progetto, intitolato The LBM Dispatch, nato in collaborazione con lo scrittore e giornalista Brad Zellar, anche lui originario del Minnesota.
The LBM Dispatch non è propriamente una rivista. Né “solo” una fanzine. Ma, appunto, un “dispaccio”, come quelli di un inviato in guerra. E il formato—che per carta e dimensioni è quello di un normale quotidiano—non fa che sottolineare la sua essenza di medium atto a divulgare notizie rilevanti.

Alex Soth e Brad Zellar - The LBM Dispatch, Colorado - Marzo 2013

Nel maggio del 2012 Soth e Zellar partono per una settimana e visitano una serie di piccole cittadine dell’Ohio, fotografandone gli abitanti e raccontandone le storie, pubblicando, al loro ritorno, il primo dispaccio.

A quello seguono viaggi e reportage nell’Upstate, la zona rurale a nord di New York, in Michigan, nelle Tre Valli, quella della Morte, la Silicon Valley e la San Joaquin Valley, e—ultimo in ordine di pubblicazione—in Colorado, tutti realizzati nel corso di una/due settimane di vagabondaggio, alla ricerca di quello che potrebbe essere definito come il “concetto di comunità” negli Stati Uniti del XXI Secolo, tra quel che rimane del Grande Sogno Americano, nelle terre lontane—geograficamente e culturalmente—dai grandi poli urbani ed economici come Chicago, New York e Los Angeles, con lo stesso spirito di Evans ed Agee, più di settant’anni dopo.

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