55esima Biennale di Venezia | Contenitore dell’arte universale

Il primo giungo è stata inaugurata la 55esima Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Il patron di quest’anno è il più giovane curatore che la Biennale abbia avuto ad oggi: Massimiliano Gioni.
Tema prescelto per questa edizione è il Palazzo Enciclopedico, titolo che rimanda ad un’idea dello scorso secolo. Nel 1955 l’artista italo-americano Marino Auriti si rivolse all’ufficio brevetti statunitense con una proposta tanto immaginifica quanto iperbolica: realizzare un contenitore che includesse al suo interno tutto il sapere dell’umanità. Questo sarebbe dovuto rientrare all’interno di un ciclopico palazzo alto 700 metri e della superficie di 16 isolati, un gigantesco masso calato sulla città di Washington.
L’opera rimasta naturalmente incompiuta lascia a questa Esposizione la possibilità di realizzarne l’utopico intento.
Per chi alla Biennale non c’è mai stato e non sa che si può andare di “Stato in Stato” con solo pochi passi, per chi ancora non ha avuto il tempo di andare a Venezia, per chi va di fretta e vuole vedere i padiglioni in ed evitare quelli tediosi, e soprattutto per chi vuole conoscere l’edizione di quest’anno attraverso gli occhi di chi nel tanto chiacchierato mondo dell’arte ci lavora, ciò che ci aspetta quest’anno ce lo racconta Daniele Capra, curatore indipendente e giornalista. Ha curato oltre settanta mostre in Italia, Francia, Repubblica Ceca, Croazia, Albania, Germania ed Israele, lavorando per istituzioni come Casa Cavazzini Museo di Arte Moderna di Udine, la Galleria Nazionale di Tirana, la Fondazione Dena di Paris, il Museo Ca’ Pesaro di Venezia, Fondazione Galleria Civica di Trento, il Comune di Milano, il Museo Dada in Haifa, il festival Tina-B di Praga. Ha scritto oltre trecento articoli. Attualmente collabora con Artribune, Venezie Post e i quotidiani del Gruppo Espresso. Vive di corsa, con il computer sempre acceso e pile di libri che attendono di essere letti.

Ragnar Kjartansson
Il tema prescelto da quest’edizione “giovane” rimanda ad un’idea di più di 50 anni fa, quanto è attuale oggi e quanto è riuscita?

Non so se sia un’edizione ggiovane. Anzi, direi che è molto matura e che il concept di Massimiliano Gioni è lontano dall’essere banalmente giovanilisitico. Semplicemente in un paese come il nostro, di vecchi che non mollano mai la sedia, un curatore 40enne fa meraviglia.
Ho trovato nel complesso molto interessante la mostra internazionale anche se, a mio avviso, un tantino didascalica, da intellettuale che decide di fare il punto della situazione. Ma tutto funziona molto bene, e ne esce un Palazzo Enciclopedico davvero ben congegnato. Proprio per questo approccio, manca forse un tantino di freschezza ed un tantino di rischio, ma è il rischio di una mostra dalle grandi dimensioni come quella veneziana.

Massimiliano Gioni viene considerato una sorta di alter ego di Cattelan. Se questo è vero, quanto di Cattelan c’è in quest’edizione?

Non penso che Gioni sia l’alter ego di Maurizione. Piuttosto – da quanto si evince – il loro è un sodalizio fatto di amicizia e stimoli intellettuali. Si aiutano reciprocamente da una decina d’anni e, da persone intelligenti, non lavorano sempre assieme.
E infatti direi che c’è ben poco di Cattelan in questa Biennale…

Giulio Paolini, padiglione italiano
A chi affideresti la guida della prossima esposizione? Libero di includerti nella risposta.

La Biennale è una mostra bicefala: da un lato vi è una mostra internazionale, con un curatore chiamato a dare conto di un progetto ampio, e, caso unico, dall’altro ci sono le partecipazioni nazionali, un po’ come capita negli expo (il cui modello è stato copiato dai fondatori della kermesse veneziana oltre un secolo fa). Ogni stato seleziona un curatore ed un artista, nel tentativo di mostrare/ospitare il meglio che la nazione artisticamente produce.
Grazie per aver pensato a me, ma non penso che fra due anni avrò ancora le competenze necessarie; e comunque è difficile fare nomi: meglio pensare al modo di lavorare.
Per quanto riguarda la mostra internazionale sceglierei un curatore propositivo e in grado di rischiare proponendo quello che è ancora poco conosciuto: ad una visione enciclopedica (quella proposta da Gioni) contrapporrei infatti un approccio esplorativo, precario, transitorio.
Per il padiglione italiano (che ha dimensioni generose) sceglierei invece un curatore non troppo vecchio e in grado di relazionarsi tanto con artisti mid career che con figure più mature.

Tra i nuovi paesi espositori una new entry spicca su tutte: lo Stato del Vaticano. Opinioni a riguardo?

Nessuna opinione. Ha fatto bene a partecipare la Santa Sede, e devo dire che la mostra non puzzava più di tanto di tonache e crocefissi, come mi sarei aspettato. Niente di eccezionale, la stanza di Lawrence Carroll però era molto intensa. Peccato solo che per la stampa generalista la partecipazione del Vaticano abbia avuto più attenzione di quanto meritasse…

Konrad Smolenski, padiglione polacco
Padiglione da saltare e padiglione da ammirare?

I migliori a mio avviso sono Israele con Gilad Ratman, Danimarca con Jesper Just, il Belgio con Berlinde De Bruyckere, l’inghilterra con Jeremy Deller, la Polonia con Konrad Smolenski, il Kosovo con Petrit Halilaj, il Chile con Alfredo Jaar, e la Romania che ha rimesso in scena in modo performativo le opere più significative delle scorse biennali.
Ovviamente va visto il padiglione italiano, che non è male (anche se un po’ troppo da museo), mentre una delusione il tedesco, il francese, ma anche l’argentino ed il greco che davvero era il trionfo della retorica: alla fine però non consiglierei di evitare, dato che il bello della Biennale è proprio rimanere sorpresi o incazzarsi!

L’imprescindibile mostra resterà aperta fino a novembre, scegliete voi se godervi Venezia in primavera, in estate o in autunno.

Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.