EspressoStrietman

Wouter Strietman è un fanatico del caffè. Quando l’ho incontrato a Milano, in Cascina Cuccagna, durante le giornate del Fuorisalone, era seduto con una sfilza di olandesi altissimi e biondi come lui e una distesa di bicchierini. Lì accanto, scintillante al sole, appesa a una parete, un modello di ES2, una macchina per fare il caffè che Wouter ha progettato e realizzato dopo una serie di prototipi ed esperimenti, che a loro volta hanno preso il via da un pensiero: «ormai, in casa, fare un caffè significa schiacciare un bottone» mi spiega Wouter. «Tutto il processo è nascosto dentro ad un box di plastica o di metallo».

Come dargli torto? E’ vero, alla fine usando una delle tante “macchinette” il caffè arriva, ma vuoi mettere? Nonostante la pubblicità—infestante, a dirla tutta—cerchi di spacciarle come simboli di design e di made in Italy, non sono appunto che box che occupano spazio e non ti fanno vedere quello che fanno.
Con me Mr.Strietman sfonda una porta aperta. In casa nostra solo moka. E al bando le macchinette.

Dopo un’esemplare prettamente sperimentale come ES0 e dopo aver fondato la sua azienda, EspressoStrietman, Wouters ha lavorato sodo per creare un primo modello da (da tavolo) perfettamente funzionante, l’ES1, che dal chicco alla tazza fumante permette all’utente di regolare in base ai propri gusti parametri che nei dispositivi in commercio sono solitamente “bloccati”, decisi a monte dalla casa madre: temperatura e pressione dell’acqua e tempo di infusione. Parametri sui quali “giocare” per cambiare, anche sensibilmente, dolcezza, durezza e densità della bevanda.

Un modello di ES1
Poster che illustra il funzionamento dell'ES1

Dopo innumerevoli prove sul campo e presentazioni ufficiali, Wouter—che da buon designer con la passione per il caffè e un’attitudine da ingegnere segue il metodo sperimentale prova/errore—si è reso conto che il problema maggiore del suo prototipo era la stabilità e, da buon osservatore, ha capito che un modello da installare alla parete avrebbe risolto il problema.

«Ho passato quasi l’intero 2012 a lavorare su un nuovo modello. Che è poi quello che vedi qua» mi racconta mentre mi offre un caffè—denso e fortissimo—appena uscito dalla nuova ES2. Il processo è lento, più o meno come quello di una moka, ma molto più affascinante. L’oggetto in sé ha un’estetica industriale e retro, quasi steampunk, coi suoi fumi caldi, la manopola, i componenti in rame e ottone.

La chiave di tutto è la calma. Che in casi come questo è sinonimo di qualità. E chi non vorrebbe, in casa propria, una macchina—bella da vedere, perfettamente funzionante—che ti ricorda ogni giorno, al mattino e in ogni momento in cui vuoi gustarti un buon caffè, un concetto come questo?

ES2
il modello ES2 'esploso'
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