Save the date | MODA The designer’s view

In quanto arte (applicata) prettamente estetica, la moda è sempre stata comunicata al pubblico attraverso le immagini ed il prodotto stesso e, a parte i testi critici di giornalisti, storici e curatori, l’aspetto verbale è sempre rimasto in secondo piano.
Paradossalmente quelle che sono le arti visive—e che dunque più della moda, che è anche tattile, parlano ad un unico senso, la vista—hanno dato molta più attenzione alle parole degli stessi artisti di quanto non abbia mai fatto il mondo della moda: in libreria ci sono intere collane che analizzano il pensiero e gli scritti di pittori e fotografi ma si trova ben poco materiale su quel che hanno avuto da dire i fashion designers che hanno fatto la storia dello stile e dell’industria dell’abbigliamento.

La moda nei discorsi dei designers, di Alessandra Vaccari, Clueb 2012

Eppure, in quanto appunto arte applicata, la visione di chi crea abiti ed accessori è fondamentale per ricostruirne il percorso creativo, per analizzarne i contenuti, per incasellarne il lavoro in uno scenario storico e sociale, dunque ben più ampio di una semplice cartellina—cartacea o virtuale—intitolata con il nome della collezione, l’anno e la stagione.

Un volume uscito lo scorso novembre, La moda nei discorsi dei designer, edito da Clueb e scritto da Alessandra Vaccari, ricercatore
e docente di Storia e teoria della moda all’Università IUAV di Venezia, si propone di gettare un amo nell’oceano ancora pressoché inesplorato del materiale scritto prodotto da alcuni tra gli stilisti più importanti del XX e XXI secolo, analizzandone criticamente i contenuti e proiettandoli sulla produzione artistica e commerciale dei diretti interessati e sul dibattito—sempre acceso—attorno al sistema moda.

Proprio dal libro di Alessandra Vaccari prende forma il primo di una serie di appuntamenti nati dalla collaborazione tra Spazio Punch ed il direttore del Corso di laurea in Design della Moda dello stesso IUAV di Venezia, Maria Luisa Frisa.

Moda – The designer’s view è una mostra—curata dalla stessa autrice del volume—che presenta riviste, autobiografie e testi trascritti da conferenze e video, ricostruendo in 3D le parole dei designers.

Un’iniziativa coraggiosa in un momento in cui attorno alla moda va sempre più allargandosi la tendenza ad un approccio paradossale, quello del “discorso senza parole”.
E’ un dato di fatto. Nel 2013 la maggior parte della produzione di contenuti che riguardano moda e stile arriva al lettore in forma di immagini, accompagnate da poche righe di commento o addirittura un solo link e niente più.

E questo non solo online, nonostante la rete sia il medium che si presta di più ad un’informazione mordi-e-fuggi (l’inventore di WordPress, Matt Mullenweg, ha rivelato appena qualche giorno fa che sulla sua piattaforma la lunghezza media di un post è di appena 280 parole).

Elizabeth Hawes, Fashion is Spinach, New York, 1938

Anche su carta la situazione non è delle migliori, con redazioni che, invano, inseguono il web sullo stesso terreno—velocità e quantità—dimenticando che ogni supporto ha le sue specificità e la vera vocazione della carta è la qualità e l’approfondimento, il cosiddetto giornalismo long form, un tempo appannaggio anche delle testate popolari, oggi esclusiva di quelle di nicchia o comunque pensate per un pubblico evoluto, con la conseguenza di una forbice culturale che va allargandosi sempre di più.

Addirittura siamo al punto che i lettori stessi—come infestati dal “morbo del telespettatore”—chiedono meno parole e più fatti.
Giusto qualche giorno fa un lettore di Frizzifrizzi, seppur molto educatamente, mi ha scritto una cosa inquietante sotto ad un’intervista: «Ok, la cosa mi interessa, ma non ho il tempo di leggere tutto perché siamo nel 2013».

D’altra parte, quasi per reazione, un nuovo e trasversale fronte di giovani realtà ed individui (riviste, siti, spazi culturali e commerciali, giornalisti, blogger) che non temono di essere etichettati come intellettuali in un periodo storico in cui il “dagli all’intellettuale” non è più esclusiva della destra più becera ma è stato sdoganato da quelli (non beceri ma illusi con atteggiamenti da ultrà) che vogliono solo il bene dell’Italia e dagli amici degli amici che ci tengono a far sapere che usare “paroloni” e motivare un pensiero, oggi, è da snob. Ed essere snob, dopotutto, è prerogativa della casta

QUANDO: 22 – 29 marzo 2013
OPENING: 21 marzo | 18,00
DOVE: Spazio Punch | Giudecca 800/o, Venezia | mappa

The Philosophy of Yves Saint Laurent, Interview, April 1975 - Reissued in A Magazine curated by Giambattista Valli, 2010
Notebook on Cities and Clothes by Wim Wenders, film still, France 1989
Christian Dior et moi, Parigi 1956
The Ossie Clark Diaries, London 1998
Paul Poiret, En habillant l’époque, Paris 1930
Paul Poiret, Photo Meurisse, Paris 1935
Marc Jacobs e Louis Vuitton by Loïc Prigent film still France 2007
Gabriella di Robilant, Photo Sovrana, Sovrana VIII n.4, 1934
Bernhard Willhelm, The Travel Almanac n. 2, 2011
Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.