#Fotosociality | Zoo

Lo Zoo è un negozio che sembra una galleria, funziona come un laboratorio ed è in realtà tutto quanto assieme. Appunto come in uno zoo, ma aperto e senza gabbie, convivono nello stesso spazio “specie” differenti, quattro anime, ciascuna col proprio percorso alle spalle: una libreria, un atelier, una pasticceria/catering ed uno spazio espositivo dedicato all’illustrazione e al fumetto. Un multiverso, dunque, che in quanto tale va spiegato. E per evitare di leggere le “venti pagine” del pdf di presentazione che mi ha spedito una delle fondatrici, Lucia Principe, decido di andare a trovare le ragazze di Zoo direttamente nel loro concept-store, anche se chiamarlo così è riduttivo visto che la parte commerciale ha tanto spazio quanto l’attività culturale fatta di workshops, esposizioni e soprattutto scoperte.

Inaugurato neanche un mese fa e tuttora in fieri—come lo sono tutte le cose belle—vado da Zoo portando con me la nuova Galaxy Camera ed approfitto dell’occasione per lanciare nel miglior modo possibile una serie di reportage/interviste che usciranno qui su Frizzifrizzi grazie al supporto di Samsung e della sua fotocamera “social”, nell’ambito del progetto Fotosociality.

È un lunedì, il giorno di chiusura, e trovo Lucia con un pancione di nove mesi («tra un paio di giorni ci siamo», dice) e Rebecca Fosser—l’anima culinaria di Zoo—che carica e scarica pacchi, sedie, appendini. Arriva un corriere e consegna cinque scatoloni di libri e giocattoli mentre davanti a un succo d’arancia&zenzero le due iniziano a raccontarmi il loro progetto, con Paola Parenti—terza co-fondatrice e colei che si occupa delle mostre che arriva poco dopo (mancano all’appello Elisa Delogu, socia di Lucia con il marchio/atelier Pesci Pneumatici, e Noemi Bernami, responsabile della libreria).

Anche con la serranda semi-aperta davanti alla vetrina è già un via-vai di curiosi. Alcuni entrano a vedere la mostra—ce ne sono due in corso, di alto livello, “reduci” dalle giornate del BilBOlBul, il festival del fumetto che è ormai ai vertici a livello internazionale e che ha fatto da splendida cornice anche all’inaugurazione di Zoo. Altri fanno domande, si aggirano per le stanze a curiosare. Più tardi ancora arrivano il compagno ed il figlio di Lucia, quest’ultimo subito affascinato dalla mia fotocamera e dunque “assunto” immediatamente come assistente fotografo [alcuni scatti sono davvero i suoi, ndr].

Com’è nato Zoo?

Lucia
Io e la mia socia Elisa insieme a Noemi del Bradipo abbiamo iniziato a cercare uno spazio all’incirca da metà 2011. La sede di Pesci Pneumatici era casa mia, 70 mq non lontano da qui, dove abito con il mio compagno e mio figlio, con un secondo [si tocca il pancione, ndr] in arrivo, e dove per cinque anni abbiamo fatto presentazioni, laboratori ed accolto i client. Quindi soprattutto io avevo bisogno di “liberare la casa” ed iniziare a viverla come tale, trasferendo l’attività da un’altra parte. Noemi invece già da tempo pensava di spostare la sua libreria e spazio per bambini da Casalecchio a Bologna.
Poi io e Rebecca—che aveva aperto con sua sorella Veronica l’Offelleria Sorelle Fosser [ora Veronica è tornata a fare l’architetto, ndr] occupandosi di catering e pasticceria fatta in casa—abbiamo iniziato a vederci durante tutta una serie di eventi e da lì è cominciata una collaborazione sempre più stretta, con workshops che univano il cibo alla carta o ai tessuti. Anche Rebecca, che lavorava in un laboratorio non suo, aveva bisogno di un posto dove realizzare le sue creazioni.
Tutte comunque conoscevamo già Paola in un modo o nell’altro. Con Noemi, ad esempio, facevano parte entrambe di un gruppo che si occupava di albi illustrati…

Tutti conoscono Paola! Difficile andare a una mostra o a un concerto, qui a Bologna, e trovare qualcuno che non sappia chi sia…

Lucia
Anche Paola stava cercando uno spazio dove organizzare mostre, quello che in piccolo già faceva e fa tuttora con Les Libellules, il negozio di abiti per bambini aperto con le sue socie, dove una volta al mese chiama artisti—soprattutto illustratori—ad allestire la vetrina.
All’inizio pensavamo semplicemente ad uno posto da dividere, una sorta di “co-working” ma in forma di negozio/spazio espositivo. Per sei mesi abbiamo cercato una location con questa idea in testa, ritagliandola su misura per un negozio che poi però non siamo riuscite a prendere e che tuttora è rimasto sfitto. Man mano che l’amicizia tra noi diventava sempre più stretta e così pure le collaborazioni ed i progetti, a fine estate ci siamo ritrovate con l’idea di abbandonare l’ipotesi co-working, di chiudere le rispettive società ed aprirne una insieme, alla pari, dove lavorare tutte quante, ciascuna seguendo la propria specificità ma in realtà aiutandoci e contaminandoci le une con le altre. Ora ogni attività ci coinvolge tutte. Ed è questo il nostro vero punto di forza.

E alla fine avete trovato questo splendido posto. È enorme! Cosa c’era prima?

Rebecca
C’era un antiquario. Qua accanto, tuttora, c’è il negozio di suo padre. Il figlio è stato qui 15 anni poi ha chiuso. Così com’è ora, però, il tutto è ancora provvisorio perché a giugno faremo i lavori per adeguare gli spazi alla somministrazione del cibo, realizzeremo una cucina a norma e nella sala grande metteremo un soppalco. Quindi saremo chiusi da giugno a settembre poi riapriremo.

Come mai avete deciso di aprire prima di finire tutti i lavori?

Paola [che nel frattempo è arrivata dopo aver sbrigato alcune questioni burocratiche: non dimentichiamoci che siamo sempre in Italia, ndr] Per via del Bilbolbul, che è uno degli eventi più importanti nel settore fumetto e illustrazione che ci sono in Italia e a livello internazionale. Non potevamo farci sfuggire l’occasione di presentarci alla città nella cornice più adatta ed abbiamo inaugurato proprio con due mostre nell’ambito del festival.

Iniziando a spiegare chi siete e cosa fate.

Rebecca
Sì, più tempo abbiamo per comunicare il progetto e meglio è! La nostra tipologia di negozio non è molto “italiana” e comunque per Bologna è un concetto piuttosto nuovo, dunque va spiegato. E spiegarlo a porte chiuse è una cosa, farlo vedere, seppure ancora in fieri, è un’altra.

Parliamo degli workshops.

Lucia
Ne abbiamo sia per adulti che per bambini. Dopotutto sia come Bradipo che come Pesci Pneumatici ne facevamo già quindi proseguiamo con quelli, improntati sulla tecnica (quelli per gli adulti, ad esempio su serigrafia e tessuti) e sulla creatività e l’espressione (quelli per i bambini). Ai quali poi probabilmente aggiungeremo quelli di cucina: in realtà ne abbiamo già fatto qualcuno, portando però prodotti già finiti… in attesa appunto della cucina di cui sopra.

Coinvolgerete, di volta in volta, anche gli artisti in mostra?

Paola
Certamente. E le mostre sono e saranno anche legate ai libri in vendita. Abbiamo tutta l’esperienza maturata da Noemi con il suo Bradipo. Però quella di Zoo non è e non sarà mai una vera libreria. E’ più simile al bookshop di un museo, con volumi molto selezionati ed albi illustrati relativi alle mostre, da prendere prima che il mese successivo, con un’altra mostra, magari cambi tutto. Ovviamente c’è pure una serie di pubblicazioni, riconducibili a quello che è il mondo e l’immaginario di Zoo, che terremo costantemente. Comunque il minimo comun denominatore sarà l’illustrazione. Illustrazione soprattutto a tema animale. Niente saggi né narrativa.

Questo anche per quanto riguarda le mostre? Niente fotografia, dunque?

Paola
Certo non possiamo escludere che se troviamo un bellissimo lavoro fotografico che ha a che fare con l’illustrazione o con l’infanzia… Ma l’idea è di connotare la galleria come galleria di illustrazione. Perché Bologna ha eventi come BilBOlBul e la Bologna Children’s Book Fair ed è uno dei centri internazionali più importanti in questo settore ma al di fuori delle fiere e degli eventi e di splendide realtà come Squadro e la RAM, il resto dell’anno c’è poco.

La parola d’ordine è quindi “specializzazione”.

Lucia
Non avrebbe molto senso uno spazio espositivo più generalista visto che in quel caso, in città, di offerta ce n’è molta. Come pure per quanto riguarda la libreria. Di librerie dedicate ai bambini ce ne sono di eccellenti, qui. Penso ad esempio alla Giannino Stoppani. Visto che con Zoo facciamo e sempre di più faremo tante cose preferiamo dare una connotazione molto stretta sia a tutto l’insieme che alle varie anime che convivono qua dentro.
Pure il cibo: non troverai il croissant “generalista” [Rebecca scoppia a ridere, ndr], il cannolo… Punteremo molto sulla componente visiva, oltre che sul gusto. E lo stesso per l’abbigliamento. Le collezioni Pesci Pneumatici sono sempre state caratterizzate da un forte taglio grafico più che dallo stile vero e proprio dei capi.

Domanda che mi frulla in testa da quando sono qua: come avete fatto a raggiungere i 1500 fan e una gran partecipazione su facebook in poco più di due settimane? D’accordo che vi portate dietro ciascuna un bacino di amici, conoscenti, clienti… Ma non è mica facile senza qualcuno che ci stia dietro full-time.

Paola
Soprattutto ci ha sorpreso il fatto che agli eventi che abbiamo organizzato, sempre su Facebook, abbiano cliccato su “partecipa” circa 800 persone. E ne siano poi arrivate molte di più. Sulle 1500.

Praticamente tutti i fan. E il nome Zoo? Da cosa viene?

Rebecca
C’erano Pesci, Bradipi, una Libellula… E un maiale da pasticceria [vedi foto, ndr]!
A parte gli scherzi. È un nome corto, facile da ricordare, praticamente identico in tutte le lingue, piace ai bambini ed evoca un universo giocoso.

E’ uno spazio, noto con piacere, soprattutto dal punto di vista di un papà, che pur non essendo pensato per i bambini è comunque pensato anche per i bambini, il che è piuttosto raro per un concept store, quale Zoo effettivamente è.

Lucia
Due di noi—io e Paola—hanno figli. Sempre Paola con Les Libellules viene da un atelier che fa abbigliamento per bambini, Rebecca fa spessissimo cake design e catering per feste per bambini, il Bradipo fa workshops per bambini, anche noi Pesci nelle nostre collezioni abbiamo uno stile piuttosto naïf e facciamo anche abiti per bambini. Dunque il nostro mondo è pure quello. E lo spazio non poteva che essere per grandi e piccoli, esteticamente e concettualmente.

C’è stato chi, una volta venuto a sapere che volevate imbarcarvi in un progetto così, ha provato a sconsigliarvi di farlo?

Lucia
Gli amici no. Ma c’è stato un signore che è arrivato quando stavamo ancora imbiancando e sistemando i mobili. Avevamo già attaccato il pre-spaziato in vetrina quindi prima di entrare si è letto un po’ l’introduzione.
«Bellissimo» ha detto «ma mio figlio si occupa di marketing e mi ha spiegato che se apri un negozio ma prima non hai creato la domanda poi fallisci subito. Avete creato la domanda?» [ridono tutte, ndr] In genere sono le classiche signore bene bolognesi a rimanere un po’ spaesate. La frase classica che ci sentiamo dire è proprio «Bellissimo! Ma cos’è?».
Poi ovviamente ci sono tutti quelli che ti “fanno le pulci” sulle spese. Quanto costa quello? Quanto pagate d’affitto? Per noi è stato sicuramente un investimento ma siamo in cinque, lavoriamo tutte già da un po’ e questo è sicuramente il momento giusto per trovare un bel posto come questo, anche grande, senza doversi svenare.

Quindi la famosa “crisi” è stata una fortuna, dopotutto.

Lucia
Per l’affitto sì. Pre-crisi non avremmo mai potuto prendere uno spazio di 250mq ed altri 70mq di sopra. Oggi come affittuario hai un potere contrattuale che 5 anni fa era impossibile avere. Visti i posti sfitti da anni i proprietari ti vengono incontro. Certo, sono ancora in tanti quelli che si fissano su un prezzo e rimangono lì, ma poi vedi locali che da anni nessuno affitta.
D’altra parte il momento di depressione economica può rendere difficoltosa l’attività commerciale ma la nostra fortuna è di non avere un “core business” o piuttosto di averne potenzialmente molti, dunque con la possibilità di attirare clienti magari un periodo più per il cibo e in un altro periodo per l’abbigliamento o i libri. Il fatto di fare una società unica rafforza questo tipo di atteggiamento: ciascuna di noi ha a cuore ogni singolo aspetto dell’attività di Zoo.

Parliamo delle mostre. Immagino abbiate già ricevuto tantissime “candidature” da parte di artisti.

Paola
In effetti sì. E anche tante proposte di marchi che vorrebbero vendere i loro prodotti all’interno di Zoo. Però questo l’abbiamo innanzitutto concepito come spazio nostro, dove fare noi ricerca.

Non è un mercatino.

Rebecca
Infatti. E nelle “40 pagine” del pdf di presentazione che ha fatto Lucia [ridono tutte: in realtà sono 11 ma comunque tante; Lucia dice che probabilmente l’avrà letto solo lei e sua madre; Rebecca mi consiglia di farmene autografare una copia, ndr] lo spieghiamo: quando da settembre lo spazio della libreria e della pasticceria sarà più definito i clienti troveranno prodotti associati gli uni agli altri come pasticceria, cancelleria o tessuti associati a un libro e viceversa.

A proposito di questo, nella presentazione—che ho letto!—scrivete che “accanto ai prodotti finiti, lo spazio propone un corner DIY, con la vendita di una serie di materie prime e prodotti grezzi (tessuti, carta, preparati alimentari), che rendono il cliente un attore dinamico, in grado di creare da solo, o di essere parte attiva nella realizzazione del prodotto acquistato”.

Rebecca
Sì, ci sarà uno spazio Do It Yourself dove si potranno acquistare dei veri e propri kit per “costruirsi” a casa prodotti o dolci, magari prima imparando come si fa durante uno dei nostri workshops. Io ad esempio farò basi di preparati per biscotti e mettere tutti le componenti in modo che se tuoi vuoi puoi andare a casa e prepararli da solo. O regalarli. Affiancando ovviamente questi kit ai prodotti finiti, in modo di dare la scelta al cliente.
Lo stesso per toys, ecc.

Questo posto sarà il paradiso per quelli fissati con Instagram, lo sapete sì?
[risata generale]

Ora in esposizione ci sono le due mostre inaugurate durante il BilBOlBul, quella di Silvia Rocchi e quella di Aisha Franz [delle quali ho già parlato qui]. Prossimamente?

Paola
Il 27 marzo inaugurerà Libretto Postale, una mostra che parte da un albo—che abbiamo già—di Franco Matticchio, edito da Vànvere Edizioni. Vedendo il libro, l’illustratrice Anna Castagnoli ha avuto l’idea di coinvolgere altri suoi colleghi chiedendo agli artisti di disegnare una cartolina e un francobollo e di spedirla ad un amico, rispolverando dunque la cara vecchia mail art. Con la collaborazione di Vànvere Edizioni il tutto è diventato una mostra collettiva itinerante.
Poi abbiamo un calendario già pienissimo ma ne riparleremo quando sarà il momento.
Intanto veniteci tutti a trovare in Strada Maggiore 50A, a Bologna.

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