Save the date | Lividi

Quando si tratta di un’artista come Tracciamenti niente dev’essere lasciato al caso. E il nome d’arte è il primo punto, forse quello essenziale, per spiegare e capire; per mettere (tracciare!) un confine all’interno del quale muoversi per dipanare una storia complessa come quella che raccontano le sue opere, senza però dimenticare di guardare anche al di fuori di tale confine, per coglierne i riflessi nel mondo tutt’attorno, per tracciare (di nuovo) i fili che entrano, escono ed attraversano il materiale estetico, emotivo, concettuale che ci troviamo di fronte quando decidiamo di farci prendere per mano dai lavori di quest’artista, che preferisce non avere un volto e un nome “anagrafici” quanto piuttosto essere rappresentata da un sostantivo plurale che deriva da un verbo che appartiene all’area del fare, dello scoprire, del preparare.

Tracciare viene dal latino tractus e significa tirare linee sul terreno, segnare un percorso da seguire, abbozzare un disegno preparatorio, descrivere in modo sintetico ed incisivo una situazione. Ma significa anche seguire la traccia di un animale o di un nemico quando gli si dà le caccia e se ne esplorano le mosse.

Concetti, questi, che appunto tracciano perfettamente il mondo di Tracciamenti, fatto di grafiche ed illustrazioni che, nel loro grado zero – si tratta per l’appunto di linee e contorni – segnano un confine chiaro e netto, una presa di posizione inequivocabile su argomenti spinosi come le questioni di genere o la violenza sulle donne, pur giocando su un’ironia sottile che però solo apparentemente alleggerisce l’atmosfera nella quale lo spettatore si immerge attraverso le sue opere.

Ne è un esempio Costure, volume uscito l’anno passato per G.I.U.D.A. Edizioni che presenta una raccolta di lavori che ruotano attorno al concetto di abito, con una serie di illustrazioni che rimandano ai cartamodelli ma che, è subito evidente, rappresentano molto si più: sono, e qui cito il sottotitolo del libro e le parole dell’artista, vere e proprie poesie sartoriali dove i confini dell’abito diventano quelli del ricordo, si trasformano in gabbie a intrappolare — contenitore che nella società contemporanea ha spesso la meglio sul contenuto — l’universo emotivo femminile che c’è dentro, distorcendo l’immagine di sé, innestandovi aspirazioni e modelli artificiali.

Temi, quelli del ruolo e della condizione femminile imposti dalla cultura dominante, che ritornano prepotenti in Lividi, mostra dal titolo emblematico che inaugura domani a Bologna presso Vecchio Metodico in via dell’Inferno, nell’ex-ghetto ebraico.

I lavori esposti — cito ancora l’artista — sono «pochi pezzi seminascosti in un minuscolo spazio disordinato e accogliente di Bologna; senza pensarci troppo ho scelto un tema che probabilmente lateva senza fiatare e le idee si sviluppano quasi senza incertezze, una dopo l’altra, come se avessi portato a maturazione una serie di bisogni fino al punto di poterne esprimere fluidamente la figurazione. La mostra si intitola Lividi perché parla della violenza fisica nei confronti delle donne – e ne parla senza parlare, un resoconto simbolico, a tratti quasi chirurgico. Per la prima volta ho davvero scarso interesse nei confronti della cura formale dei lavori che presento: le idee sono definite, si esprimono da sole senza alcun bisogno di decorarle – si tratta di pochi simboli molto chiari: i bersagli, gli abiti bianchi foderati di carta velina nera, le bustine riempite di polvere di carbone».

«Mi chiedo» aggiunge Tracciamenti, e fai molta attenzione a quello che dice «se anche questa volta ci sarà qualche anima frivola capace di confondere il discorso con una squallida faccenda di moda». Si riferisce all’attenzione che la stampa ha riservato a Costure. E lo dice una che nella moda — dopo aver studiato architettura allo IUAV ed illustrazione di moda alla Parson’s di New York e prima di fare la graphic designer, la designer di oggetti per la tavola ed ora l’insegnante in una scuola pubblica e l’artista — ci ha lavorato.

QUANDO: 15 – 28 febbraio 2013
OPENING: 15 febbraio | 18,00
DOVE: Vecchio Metodico | via dell’inferno 12/a, Bologna | mappa

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