Memorie dal sottoscala | L’acciaio fra gli ulivi

L’Ilva di Taranto è una di quelle cose di cui si parla molto sapendone poco. Abituati a confinare i problemi chilometricamente lontani in un non meglio precisato altrove, forse non abbiamo ancora capito che Taranto e l’Ilva sono un modello di sviluppo e un modello di conflitto. L’Ilva di Taranto è una cosa di cui bisognerebbe sapere di più.
Tra i trafiletti e i reportage dei giornali ci si perde, così come nelle serate da Santoro [da cui dopo anni di osservazione mi sento di dire, iddio ce ne scampi e liberi]; serate di talk-show in cui vediamo farsi carne e pixel la famosa città spaccata tra chi la salute e chi il lavoro. Inutile dire che non può essere tutto così semplice e netto, e che bisognerebbe andare a capire dov’è iniziata la falla, dove sono gli errori e dov’erano le potenzialità, ripercorrere il filo e tornare agli anni ’60, ai ’40, ai ’30… ma a partire da dove?

Irene Guida l’ho conosciuta nel 2011, finalista al concorso Coopforwords nella sezione poesia. Solo in seguito l’ho scoperta urbanista presso lo IUAV di Venezia, e appena una manciata di settimane fa autrice di un ebook per Linkiesta.
L’acciaio fra gli ulivi, il caso Ilva di Taranto dalle origini ad oggi, ripercorre questa storia importante. Lo fa con parole, immagini e illustrazioni. Il titolo è ispirato da una definizione risalente al 1961, quando ad artisti e scrittori venne commissionato il compito di rappresentare l’Ilva attraverso la propria arte [“descrizioni del paesaggio tarantino per spiegare il vantaggio che l’acciaio avrebbe portato fra gli ulivi”]. Ne uscirono una serie di fascicoli con immagini e testi quasi futuristi. Ad azzardare, c’era qualcosa di sovietico nel richiamo al lavoro in vista di un avvenire migliore. Da qui Irene Guida parte per raccontarci il percorso di uno dei poli industriali più grandi d’Europa.

Se guardiamo Taranto come città infrastruttura, quello che questa città ci racconta non è la Questione Meridionale, ma i fasti e le sconfitte della ideologia moderna dello sviluppo, e quanto le scelte politiche e la storia ambientale del lungo periodo contino nelle trasformazioni industriali ed economiche, forse più delle vicende strettamente finanziarie.

Accompagnato anche dalle foto dell’oggi, il viaggio dell’autrice dal passato al presente è puntuale, narrato con una scrittura godibile, e pregevole per l’intento di spogliare l’analisi del percorso e del conflitto dalla retorica e, per quanto possibile, dall’ideologia.

Il nostro viaggio attraverso i visi e i paesaggi si propone di rendere visibili le espressioni delle persone e le forme quotidiane del paesaggio e degli oggetti che lo costituiscono, sullo sfondo di una storia molto più grande. Taranto è il caso paradigmatico di uno sforzo concentrato di sviluppo dagli esiti contraddittori e ambigui, che forza le popolazioni e i territori in strettoie drammatiche.

L’Acciaio fra gli ulivi è acquistabile su Bookrepublic a 2,99 €.

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