Vaffanculo. O di come l’ANALisi può cambiare la vita

… Sono quasi sicuro che se da Internet togliessero tutta la pornografia,resterebbe un solo sito chiamato: Ridateci i Porno

Dr. Cox – Scrubs (3ª stagione)

Io credo che il culo sia comunista. Non che sia importante strettamente, ma è una considerazione interessante sulla quale vorrei spendere due parole. Innanzi tutto è senza dubbio parte della classe proletaria del corpo insieme ai gemelli piedi e alla povera milza, ma in più è costante vittima di ostracismo dai discorsi – se non per offendere, es. “vai a dar via il culo” – dei rispettivi padroni o della società, che lo ostentano solo per gusto del trash o per innescare libido di fantozziana memoria, e a causa del cattivo gusto, almeno dal vivo, salvo che di fronte a rare opere d’arte, si preferisce coperto.

Magari lo si venera anche in qualche modo, ma i più cercano sempre di farlo di nascosto, di sottecchi o allo scuro delle proprie persiane calate a buio. Sporcaccioni senza sesso, perché senza sesso è il gusto o l’orripilanza per il culo. Dal suo unico ciclopico orifizio si entra e si esce senza distinzione di sesso e di specie, inoltre il culo come un bravo operaio specializzato lavora l’ultima parte di manifattura del padrone, qualche volta generando anche piccoli scioperi, ai quali, per non originare malintesi, daremo il nome di stipsi.

Ora, non so bene dove il mio dubbio intelletto volesse arrivare con questa brevissima dissertazione, ma mi pare che quanto detto possa bastare a far da cappello all’argomento d’origine, cioè l’importanza di analizzare.
Parlare di Anal e riuscire a praticarlo è decisamente complicato, per varie ragioni alcune delle quali non hanno nulla a che fare con il piacere o il non piacere:

– il principale è il pregiudizio supportato dalla proibizione legale in alcuni stati/nazioni e da quella culturale di quasi tutte le religioni. Anche se ultimamente ho letto che siccome il far sesso prima del matrimonio fa piangere Gesù, il suo babbo ha fatto in modo che ci si possa dare alla pazza gioia prima del vero momento sessuale abusando del pertuso defecatorio. Questa risposta dovrebbe riuscire a convincere pressoché l’umanità sulla buona fede dell’atto, tanto è limpida e cristallina nel significato;

– quindi a rendere arzigogolato l’insieme c’è la varietà di possibilità offerta dall’utilizzo, del resto come dicevo poc’anzi il culo non differenzia, ma accomuna e pertanto chiunque accordandosi può disporne alla bisogna come vuole;

– infine ma non meno importanti sono i rischi. Probabilmente se vi impegnaste durante un usuale missionario a sputare fuoco su una torcia accesa vicina al letto, incorrereste in meno pericoli che in una sessione di analità; difatti basterebbe l’elenco delle malattie veneree trasmissibili o le lacerazioni rettali o la possibile frattura dell’augello, a intimarvi di dedicarvi al gioco del ramino ogni qualvolta che anche solo vi venga in mente di dar una bella ripassata a un culo.

Naturalmente è tutto un complotto creato appositamente per impedire che tali prelibatezze possano essere gustate. Se è vero che c’è un rischio per tutto è pur vero che quasi a tutto esiste almeno una cura.

La prima volta che mi capitò di scoprire l’argomento era estate, ero ancora nell’età in cui non sapevo, né potevo immaginare, che lo sbiancamento anale, pratica in fase diffusione del mondo del porno, sarebbe diventata una delle richieste di chirurgia estetica più diffusa e che esistessero, sempre all’interno delle produzioni pornografiche, tecnici del montaggio preposti a cancellare i rivoli di scquaggiazza rettale fuoriusciti durante il rapporto, ove la peretta igienizzante non fosse stata ben evacuata o non fosse bastata a ripulire totalmente il condotto.

Insomma, ero con alcuni amici accovacciato in un campo di grano e sterpi, di quelli che dalle mie parti non fatichi a trovare mai, intorno a una di quelle famose serie di fumetti de Lo Squalo intitolata Il Camionista – che se non avete mai letto ve la consiglio ché è un vero spasso – lanciata a casaccio da qualche automobilista frettoloso dalla vicina strada sterrata; quando, tra una pagina e un’altra, tadaannn, il protagonista imprime nella mente dell’amante di turno e di noi lettori un nuovo significato del verbo retti-ficare.

Non dimenticherò mai quella perfetta assonanza parola-azione, né il folle stupore che si accese negli occhi di Francesco.
Con ancora in testa quel momento, tornammo indietro ammutoliti fantasticando ciascuno nel silenzio dei propri pensieri e fu solo quando arrivammo sotto i pergolati dello stabilimento dove trascorrevamo le lunghe giornate di mare, che accadde l’irreparabile e proprio mentre tra le altre cose si mormorò: “sì ok, ma il buco… cioè è piccolo e se resta incastrato?”, fece capolino da dietro una palma lo zio di uno dei ragazzi romani, che in quell’estate erano venuti a trascorrere le vacanze sullo Jonio [mi si perdonino gli errori di trascrizione]:

A regazzì de che state a parlà, de culi? Mò v’ensegno ‘na cosa, se mentre ve pija a voja je l’appoggiate ‘n saccoccia e mentre ce date je se strigneno e chiappe, o sapete com’è fatto un culo, no? Eh! Allora ve succhiate er pollice per bene, je lo fate scivolà giù pe’ la riga e je lo spignete drento ar bucio dritto dritto. Chiaro che er culo je ‘o sfranticate, porella, però armeno ve sete sarvati da a figura de merda d’annà dar dottore co’ l’affare ‘ncastrato”.

Fu l’ultima estate che vidi quegli amici di Roma di cui non ricordo nemmeno più il nome, ma i visi rigati dalle lacrime per le risate se mi concentro posso vederli anche ora.
Comunque è vero, di tutte le boiate che possono venir dette riguardanti l’anal, quella a cui dover stare davvero attenti è quella che racconta delle contrazioni rettali che possono fratturare Lo Stantuffatore o creare una pressione talmente tanto violenta, da lasciarlo gonfio, dolorante e bloccato all’interno del tubo merdifero. Questo perché anche se fosse solo una di quelle cose che si raccontano e diventano leggende metropolitane, è davvero l’unica cui non è detto che bastino la vostra sapienza o la vostra accortezza per evitarla.

Per non aver nulla da temere dall’anal, o comunque averne molto poco, basta guardare un qualunque porno dove fior di uccelli pettinati entrano come salsicce in un corridoio, anche quando la salsiccia è grossa come un maiale e il corridoio largo come un tubetto di dentifricio. Naturalmente siamo all’iperbole, ma l’importante è non scordare mai che nel porno ci sono almeno tre fattori: esperienza, preparazione e abitudine.

E se è vero che nonostante questo errori dolorosi possono capitare anche agli addetti ai lavori, tutto filerà liscio, se lubrificate ogni protagonista dell’atto con attenzione affrontando la piccantezza della momento con il giusto spirito, se cercate di provare simili posizioni con una certa frequenza, in modo da regolare la vostra spinta e adeguare l’elasticità del partner e se fate vostro il proverbio: “Con la calma e tanta vasellina un elefante inculò una gallina”.
Del resto si dice che al mondo esistano solo due tipi di persone: quelli a cui piace l’anal e quelli che ancora non sanno che gli piace.

Vi ricordate quando all’inizio ho detto che “Dal suo ciclopico orifizio si entra e si esce senza distinzione di sesso…”? Ecco, da oggi in poi ricordatevi questa parola: Pegging, perché è così che comincerà la prossima e ultima parte.
Intanto, abbiate prudore.

autore della rubrica “Che ne sai tu di porno?”
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