Un mese in Danimarca: dalla A alla M

Ho trascorso lo scorso mese di aprile in Danimarca per sviluppare un progetto di animazione. Con un po’ di ritardo ho pensato di raccontare la mia residenza danese agli amici italiani. Non sapendo da che parte cominciare ho pensato di tentare il diario alfabetico.
Spero che vi diverta.

Animal: Animal è il progetto per cui Isabella e io siamo a Viborg. Isa ha seguito un mio workshop un paio di anni fa, è lì che ci siamo conosciuti. Un anno dopo abbiamo iniziato questo progetto ed è stata sua l’idea di proporci per venire qui. Lei è un’illustratrice molto talentuosa e con uno spirito imprenditoriale che manca a tutte quelle che ho incontrato e conosciuto finora.
Ha messo su col fidanzato e altri soci un’agenzia di illustrazione a Hong Kong, parla cinese e ha un sacco di interessi.
Animal è il personaggio per un cartone animato o una serie a fumetti. L’Open Workshop che ci ospita a Viborg ha selezionato il nostro progetto e ci ha invitato a una residenza di sei mesi per svilupparlo.
Quando arrivo a Viborg Isa è già sul posto da cinque mesi. Qui potete vedere lo sviluppo del lavoro.

Copyright Isa Bancewicz. Tutti i diritti riservati.

Benvenuto: è una ragazza della scuola a venire a prendermi all’aeroporto per portarmi all’Open Workshop. Si chiama Unnur ed è islandese. Quando arriviamo, conosco Tim e Per, con cui ho sempre parlato per e-mail. E’ poi Fruzsi a farmi da guida per il primo giorno: mi porta a vedere la mia stanza, quindi il mio ufficio, che poi è anche il suo e di altri quattro ragazzi.
Una delle prime cose che mi spiega Fruzsi è che posso lasciare la mia roba a scuola senza problemi, nessuno ruba niente. Non mi fido subito, ma devo ricredermi. Tutti lasciano la propria roba in giro e la ritrovano: computer, macchine fotografiche, portafogli, soldi contanti. Un giorno Isa dimentica un anellino in cucina: la mattina dopo una mail collettiva ci informa che è stato trovato un anello a forma di gufo e invita chi lo ha dimenticato ad andare a ritirarlo in direzione.
Spesso dividiamo i soldi della spesa. Se li lasci sul tavolo di qualcuno che è già andato via, il giorno dopo sono ancora lì.

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Clima: le giornate sono molto variabili, il cielo è profondo e le nuvole lo percorrono incessantemente. Si passa dal sereno al nuvoloso, al coperto, al sereno di nuovo. Ci sono circa 8° C ed è un po’ umido. Rimarrà così per tutto il mese. Mi piace.

Dieta: la cucina dell’O.W. è forse il momento di maggior condivisione culturale. I ragazzi danesi mangiano soprattutto toast al prosciutto oppure uova, cose molto semplici. Le ragazze spagnole cucinano spesso la pasta, ma gli piace stracotta. Anche gli scandinavi la fanno ogni tanto, ma è più simile a quella italiana. Salvo che al momento di servirla in tavola, cotta puntino e mescolata con un sugo di pomodorini perfetto… la spolverano di semi di girasole! MA COSA C’ENTRANO!?!
D’accordo: ognuno hai suoi gusti. Però, se hanno inventato il formaggio, ci sarà un motivo, no?
E poi c’è Drasko: alle 11,45 precise pranza e alle 17,45 cena. La sua dieta è a base di uova fritte e salsiccia. Ogni giorno, a pranzo e a cena. Qualche volta al posto della salsiccia, con l’uovo fritto mangia anche le patate, fritte ovviamente.
Il fatto che non sia ancora esploso è un mistero della scienza.

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Everybody hates Chris: trascorro le mie giornate davanti al computer seguendo vari libri che avanzano, oltre a seguire ovviamente Isa nello sviluppo del nostro progetto. Sono costantemente connesso e ne approfitto per scaricare video o guardare film. Guardo soprattutto serie tv americane che trovo su Youtube, per esercitare il mio inglese in previsione del viaggio in Australia.
La mia preferita è Everybody hates Chris, di cui in Italia avevo visto solo poche puntate, anni fa. E’ la storia di un ragazzino nero nella New York degli anni ’80. Molto divertente. Altrimenti guardo anche According to Jim, con James Belushi. Anche questa avevano trasmesso in Italia e l’avevo seguita per un po’, ma gli episodi in americano sono anche più divertenti.
Mi piace sempre lavorare con musica in cuffia oppure con film di cui possa seguire i dialoghi. In un giorno posso vederne anche quattro.

Fotex: è uno dei due supermercati in cui facciamo la spesa con Isa e Arianna, un’altra ragazza italiana in residenza all’O.W. Come supermercato c’è anche Fakta, ma è più piccolo e ci andiamo poco. La spesa costa un po’ cara, come quasi tutto qui.
La cosa più curiosa che troviamo al supermercato sono i cetrioli fasciati nella plastica uno per uno. Sono cetrioli nordici, come se ne trovano anche in Francia: sono più lunghi, più appuntiti e meno bitorzoluti di quelli mediterranei. Non li avevo mai visti fasciati uno per uno però. Sembrano l’ideale per l’uso non alimentare.
Forse la plastica serve per quello?

Game of thrones: è una serie tv che qui seguono in molti. C’è una specie di congrega che si riunisce in segreto per vederne gli episodi. Ogni tanto l’O.W. improvvisamente si svuota. Negli uffici vedi segni di vita recente, come in quei racconti sulle abduction da parte degli ufo: la tazza di tè ancora caldo, il computer acceso. Ma sono tutti spariti. Allora capisci che sono in una qualche aula a vedere Game of thrones.
La stessa congrega ogni tanto organizza serate di cartoni animati oppure maratone di Guerre Stellari con la proiezione della prima trilogia completa, che riesco puntualmente a perdermi.

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Henrik: è un ragazzo svedese simpatico con cui divido l’ufficio. Ha la mia età ed è qui per realizzare il suo secondo cortometraggio animato. Per vivere però fa diverse cose, fa anche lezioni all’O.W. A breve mi dice che partirà per l’Africa per un mese, perché la scuola è stata scelta per fondare un equipe di animazione, non ricordo più in che paese del continente africano, e lui fa parte dell’equipe di insegnanti scelti per la missione.
Con Henrik ci troveremo spesso a suonare nella chill out. Lui suona la chitarra, ma anche il contrabbasso. Una sera in cui ha bevuto un po’ improvvisa, steso sul divano, una canzoncina sui miei accordi di chitarra che avremmo dovuto registrare. Il giorno dopo lui non si ricorderà la canzone e io non mi ricorderò gli accordi. E dire che io ero quello sobrio dei due!

Incomprensioni: all’O.W. tutti parlano inglese. A parte i ragazzi danesi, ci sono svedesi, francesi, spagnoli, diversi italiani. Ci sono anche alcuni ragazzi ungheresi e una norvegese. Ovviamente si formano dei gruppi per cui ci si ritrova facilmente gli italiani a mangiare insieme, idem gli spagnoli, eccetera. A tavola è abbastanza divertente seguire le conversazioni di tutti, con gli accenti che si mescolano. In generale ci capiamo bene.
L’unica vera incomprensione ce l’ho con Arianna, ma è di natura gastronomica.
Una sera decido di cucinare pasta con i ceci. Ma non è una minestra.
Arianna mi chiede: «Quindi la fai col sugo di ceci?»
Rispondo di sì. A questo punto lei apre una scatola di sugo di pomodoro e io do per scontato che lei prepari un sugo per il giorno dopo. Quando mi giro e ritrovo il sugo rosso sui ceci rimango molto perplesso. Diciamo che il rischio di incidente diplomatico è altissimo.
«Che diavolo ci fa del sugo di pomodoro sui ceci della pasta?»
«Ma non hai detto che dovevamo fare il sugo di ceci?»
«Sì, ma cosa ci fa del sugo di pomodoro sui ceci della pasta?»
«Perché, con cosa lo vuoi fare il sugo?»
A questo punto esaminiamo attentamente l’uso della parola “sugo” e alla fine conveniamo che ha significati diversi a seconda della latitudine: a nord può significare sia sugo rosso che bianco, al centro-sud solo rosso. Alla fine mettiamo in tavola il nostro sugo dell’amicizia transregionale e non è nemmeno male: sarà il primo passo verso la vera unità tra le regioni d’Italia?
Chissà.

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Joey Tempest: la sua voce mi ha accolto all’aeroporto di Copenhagen, sulle gloriose note di The final countdown. Da quando la hit degli Europe scalava le classifiche europee (credo fosse il 1987) la musica scandinava non ha più esportato band famose.
Tranne forse i Lördi, che però conoscono in pochi.

Krisna: avete presente gli Hare Krisna? In un mese a Viborg non ne vedo nemmeno uno. Non che ci sia niente di strano: non mi aspettavo di vederne. Però ora ne ho parlato abbastanza per poter dire di aver compilato con successo la voce della lettera K.

Lenticchie: a proposito di dieta Arianna soffre di una carenza di ferro che ha deciso di curare con un’alimentazione a base di lenticchie, motivo per cui avremo anche noi un etto di lenticchie a testa a ogni pasto, a titolo preventivo. Del resto non sai mai quando ti può capitare un calo di ferro. Devo dire che non mi dispiacciono. Io in compenso la inizierò alle gioie dei porri.
Un grande scambio culturale.

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Morning dance: al mattino presto dalle 7,30 alle 8, risuona dietro l’O.W. un frastuono di musica che i primi giorni non capisco da dove provenga. Poi scoprirò che si tratta della morning dance: 30 minuti di ginnastica free style a suon di musica. Ragazzi e ragazze ballano sul prato, ognuno come gli va, mentre due casse sparano musica a tutto volume. C’è chi balla scalzo e chi a petto nudo, qualcuno che non si è ancora pettinato, qualcuno in giacca e cravatta, altri in pigiama. Sembra un come as you are party.
Il tutto è molto gioioso e molto easy.
La mia naturale predisposizione al non-ballare mi impedisce di unirmi a loro nelle danze, però mi piace guardarli.
Va bene lo ammetto: ci vado solo per guardare le ragazze in pigiama!

Il viaggio alfabetico continua domani con la seconda ed ultima puntata: dalla N alla Z.

editorialista
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