Dead Meat | SS2013

L’ultima collezione firmata Dead Meat è un gran bel sogno. Oppure il vostro incubo migliore. Qualunque sia il vostro punto di vista, non potete negare che questo ultimo lavoro è un viaggio onirico senza precedenti. In realtà l’intero progetto Dead Meat si presenta come un concentrato di visioni no sense e citazionismo popolare paranormale. Un cocktail esplosivo da cui emerge una forte identità politically scorrett e del tipo chi-se-ne-frega, o forse psuedo chi-se-ne-frega chi può dirlo. Forse nemmeno la mente creativa dietro al brand sa bene quello che fa, oppure lo sa molto bene, ma quel che è certo è che lo fa da Dio. E a me piace.
Capite bene che è impresa difficile etichettare Dead Meat, così dinamico, sfuggente, contemporaneo e di gran tendenza. Da non dimenticare un altro fattore importante: la qualità Made in Italy. Alla base di pattern grafici mozzafiato ci sono l’attenzione alla scelta dei materiali e un design sempre ricercato.

Nella collezione spring/summer 2013 l’atmosfera sperimentale è enfatizzata da alcune maschere techno-animaloidi, e devo ammettere un po’ inquietanti, realizzate da Simone Valsecchi. Il resto è ordinaria follia. Ancora una volta sono le stampe il punto di forza dei look: il Narciso del Caravaggio riproposto in serie, Al Pacino in Scarface, scene tratte dai Simpsons e tutto l’immaginario della cultura popolare rivisitato in chiave trendy low-fi. I modelli realizzati sono ben assortiti: si passa da completi dal taglio maschile a look eleganti e long dress, passando per minidress basic e leggings lamé dal gusto Eighties. Immancabili i foulard in seta, anch’essi con grafiche digitali di miti pop senza tempo. Ciliegina sulla torta la catsuit “all-over” mono pattern, un po’ Lady Gaga un po’ surrealista, ma di forte impatto visivo.

Ho fatto del mio meglio per presentarvi l’universo Dead Meat, ma ogni tentativo di classificazione diventa vano e inutile. L’unica cosa certa che ho imparato da questa esperienza è che “Prince è Dio [cit.]

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