Gli insoliti noti: dal set al dj set

Foto di Sara Teofilo

In un’aranciera di Roma, di notte, possono accadere cose strane: ci puoi trovare la figlia di Albano che fa dj set insieme a modelle, attrici, artiste e puoi assistere alla disperazione (colorata) di cinque reginette del ballo.

Strane situazioni per sostenere la nobilissima causa di Blindsight Project, Onlus no profit per disabili sensoriali fondata nel 2006 da Laura Raffaeli, presente all’evento de “Gli insoliti noti” a cura di Sonia Rondini e Rossano Giuppa dell’8 luglio all’Aranciera di San Sisto a Roma (organizzato da “Fashion in Town”), che si batte per l’inserimento lavorativo dei disabili sensoriali promuovendo la loro integrazione nella società, e soprattutto, per far capire l’importanza dei cani guida e di come vive un cieco (proprio come si legge nel suo blog a proposito della situazione dei non vedenti e di quelle cene al buio più o meno istruttive: “Chi esce da una cena al buio ha solo appagato il proprio Io, oppure ha risolto problemi personali col buio, ma c’è anche chi è solo annoiato e vuole un’esperienza diversa, però nessuno saprà mai qualcosa di un cieco, uscito da lì, perchè ci vede, mentre chi l’ha servito rimane al buio”).

Foto di Sara Teofilo

Serata importante, dicevo, e anche interessante dal punto di vista artistico: oltre ai dj set che ci hanno intrattenuto felicemente, accompagnati da un ottimo vino di Villa Scaminaci (accessibile liberamente grazie ad una magica spilletta) c’è stata una performance che mi porta inevitabilmente a ricordare il progetto di “In the Van”, in particolare Pesce&Patata (ovvero Gabriele Litta e Ludovico Milani) i quali hanno dato vita ad una performance della quale non avevo capito niente e che ho avuto la fortuna di farmi spiegare, subito dopo, da Ludovico, che cercava freneticamente Gabriele inghiottito dalla folla post-performance e probabilmente contornato da un’ondata di persone che voleva, nell’ordine: abbracciarlo, baciarlo, fargli foto, complimentarsi. Un po’ quello che è successo a Ludovico mentre mi spiegava l’idea della performance che io, toppando alla grande, avevo inteso come un orologio umano scandito dal tempo, quest’ultimo impossibile da fermare e che porta, inevitabilmente, ad una fine. Colorata, perché no, io la sogno così.

foto di Alessandro Cantarini

Nulla di tutto questo, l’avrete sicuramente capito, e ricollegandomi al discorso iniziale posso finalmente svelare il titolo dell’intervento performativo, che fa capire tutto: “La reginetta del ballo ha bevuto troppo”. Cinque figure femminili, vestite con stupendi abiti candidi e immacolati, girano su una piattaforma lasciando che i presenti le guardino, ammirandole. Nessuna di loro, però, vincerà il titolo di reginetta del ballo, ed è in quel momento che affondano le loro unghie nei capelli vaporosi e la disperazione tinge quel bianco candido in macchie di colore, ovvero ciò che hanno bevuto. Gli abiti (anche macchiati) sono comunque belli, Pesce&Patata ringraziano, gli applausi sono fragorosi, il dj set ricomincia e si continua a bere, facendo attenzione a non mettersi le mani nei capelli, che non si sa mai cosa potrebbe uscire dalle nostre festose teste.

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