Dopo essersi inventato giacche e parka realizzati con vecchi paracadute ed uniformi militari usate – prendendo i classici due piccioni con una fava: materiali tecnici ed ecosostenibilità – ed esser (saggiamente) rimasto lontano dal frettoloso e ansiogeno calendario che soffia sul collo dei fashion designers costretti, stagione (reale o commerciale) dopo stagione, a creare collezioni ex-novo, preferendo piuttosto modalità di produzione artigianali per capi senza la data di scadenza, Christopher Raeburn ha deciso di farsi un giro in Svizzera, invitato da Victorinox (che non ha certo bisogno di presentazioni, almeno se sai cos’è Il Coltellino Svizzero…) a realizzare una capsule collection in collaborazione.
Raeburn, dopo aver visitato l’azienda e una serie infinita di negozietti di surplus militare alla ricerca di tessuti ed ispirazione, se ne è tornato a Londra con scatoloni pieni di materiale – tra cui dei chiodi da ferro di cavallo che sono poi diventati il simbolo della collezione – e con la testa piena di idee è volato di nuovo nella terra di cioccolato, formaggi, banche ed orologi per approntare un laboratorio nella casa dove a fine ‘800 il fondatore di Victorinox aveva la sua bottega, chiamando maestranze locali per lavorare su Remade in Switzerland, capsule collection di otto prodotti – per uomo e donna, tra giacche, parka, sciarpe, cappelli e ovviamente coltellini – in tiratura limitata e numerata di 100 pezzi ciascuno che, immagino, andranno via come il pane. O meglio, il cioccolato.