The book is on the table | Trama

Trama – Il peso di una testa mozzata
di Ratigher
GRRRžetic 2011

Io aborro il libro “oggetto” in quanto tale, i trick di cartotecnica e le grafiche avanguardistiche, se si riducono a sfoggio di stile. E mentre lo dico mi accorgo quanto banale sia la mia posizione, ma la sottolineo perché, da lettore/fruitore, continuo ad imbattermi in tanti prodotti (più nell’illustrazione che nel fumetto) che replicano lo slancio innovativo delle avanguardie stilistiche senza riempirli di “ciccia”.

dall’intervista a Ratigher su Conversazioni Sul Fumetto

Il mondo è pieno di stronzi e la dialettica non basta.
E allora arriva Bimbo Fango, che spunta fuori di tanto in tanto nelle storie a fumetti del Superamico Ratigher e che è retroattivamente ispirato al gocciolante Pizza Margherita e ha gli occhi tipo Benjamin Linus di Lost, e cos’hanno visto quegli occhi, e il Bimbo Fango è uno curioso e vuol capire com’è; che si prova; come ci si sente ad essere vuoti e inutili. Ad esser stronzi.

Se sei uno stronzo te ne accorgi perché – quasi avessi un radar che controlla, scandaglia, ti protegge dal dubbio e dalla messa in discussione – eviti tutto ciò che potrebbe farti sentire stronzo: i discorsi, i film, i matti, i discorsi dei matti, i libri, le ex, gli sfigati, i silenzi degli sfigati. E i fumetti, quelli che non danno conferme, che non danno pacche sulle spalle, che non ti fanno sentire ’uno dei nostri’, dalla parte giusta, di là o di qua.

Se non leggi questa recensione, ad esempio, o non compri il libro di Ratigher o addirittura se lo vedi in libreria, in un momento di distrazione del radar, e non ti passa per l’anticamera (con eco) del cervello di sfogliarlo: e allora sei uno stronzo. O comunque hai grosse possibilità.

Quindi forse no, non te ne accorgi, perché raggiunte le colonne d’Ercole della certezza e della conferma, là dove appena s’intravede la verde costa del continente dei dubbiosi, tu non scorgi che l’abisso. E te ne torni indietro, verso quel poco che sai e che sei (ma senti come suona estranea ’sta parola: essere), a prender le pacche sulle spalle e a specchiarti nei vuoti sguardi da ragno di altri stronzi, spezzettato in mille frammenti bidimensionali come te.

Seduto sulla rupe a picco sul mare (sull’abisso), tranquillamente trascinandoti in un eterno presente senza interrogativi o ricacciando dentro quelli che per il principio di Archimede tornano a galla ogni volta, non ti accorgerai del Bimbo Fango e dei suoi occhi che vengono a prenderti col forcone (la dialettica non basta, ribadisco) per riempire – come fisica vuole – i vuoti. Con la paura, prima; con la rabbia, catartica, poi. In un viaggio camuffato da thriller d’altri tempi – anche nell’estetica, con la copertina che è un omaggio alla cara vecchia collana Omnibus della Mondadori, quella che da bambino ti ha fatto scoprire la fantascienza e il giallo, le pallose saghe di Asimov e l’opera omnia di Agatha Christie. Tra le pagine, in mezzo alla Trama di cui Ratigher ti dà fin da subito la mappa, tra i flash-forward che ti lasciano e ti lanciano oltre la fine del libro, in un ‘disappear here’ à la Bret Easton Ellis, quel senso d’inquietitudine che solo lo stereotipo sa darti e che ti farà comunque sentire lo stronzo che non credevi di essere, mentre ti chiedi dove stai, tu; dove ti metti; dove sei.
Impossibile rispondere: Ratigher ti toglie la terra da sotto i piedi, gioca a togliere, ti prende a spintoni, ti insegue per tutto il libro e sai mai che non t’acchiappa.
La lotta di classe passa anche per gli occhi di un mostro coperto di fango. E sopra/sotto/dentro agli stronzi.

Un messaggio

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