The Avant/Garde Diaries | un filo invisibile (tra cibo e moda)

Quando le studi a scuola le avanguardie sono già morte. Per definizione stessa sono avanti e per sezionarle, approfondirle, spiegarle, bisogna guardare indietro, metterle in relazione con l’attualità del tempo, con l’attualità odierna (quella di cui ci tocca, volenti o nolenti, esser testimoni), con il passato. Il secolo delle avanguardie, quelle (ora) “ufficiali”, è stato il ‘900. Ma oggi le avanguardie esistono ancora? Ci siamo dentro e non ce ne accorgiamo, tipo Matrix? Avanguardia è assenza di materia o ritorno alla materia? Ibridazione o purezza? Avanguardia è non essere all’avanguardia?

The Avant/Garde Diaries
, video-magazine lanciato da Mercedes-Benz (che fa cultura senza stamparci sopra un mega-logo dappertutto: prendete nota, aziende della concorrenza), prova a scoprirlo chiedendo ad artisti e visionari di presentare, attraverso delle interviste, persone e progetti che anticipano il futuro. Senza velleità di scoprire La Verità ma semplicemente andando a scovare l’input giusto e lanciandolo in pasto a noi, belve affamate di stimoli.

E se la fame – in senso astratto – è accompagnata da quella vera, quella che fa venire l’acquolina in bocca, devi assolutamente guardare Invisible Thread, che ha come protagonista l’artista ed art director tedesca Telse Bus.

La Bus lavora da quindici anni con il concetto di cibo applicato alle sue modalità di consumo: per farla semplice (parla come mangi), la compagnia, il luogo, il tempo sono spesso più importanti del cibo stesso, con l’atto del pasto che diventa una vera e propria scultura sociale.

Tra mostre, progetti su carta commestibile e goliardiche semine affidate agli sputi, l’artista presenta poi la fashion designer – e sua connazionale – Kim Berit Heppelmann.
Più artista che semplice “stilista”, la Heppelmann snobba allegramente il mercato e le sue regole per allacciare invece un rapporto privilegiato con chi indossa i suoi abiti, in un intreccio tra contenuto/contenitore che si trasforma in una vera e propria scultura emotiva.
Facile quindi capire come mai le due (Telse Bus e la sua visione sociale, Kim Berit Heppelmann e quella individuale) abbiano deciso di collaborare per una collezione, prossima ventura, di abiti commestibili.

Nel frattempo si discute di che sapore possa avere un abito. Quali sfumature di gusto, quale consistenza… Cercando di scoprire e tirare invisibili fili tra moda e cibo.

Ed è allora che ti precipiterai davanti al frigorifero e invece di sforzarti ad immaginare a come imbastir su una cena decente con quelle due fette di prosciutto, la mezza mozzarella, qualche carota rinsecchita, due uova e i quattro chili di patate che, chissà perché, hai comprato il giorno prima, inizierai a fantasticare di camicette filanti, gonne sbattute, guanti gommosi, croccanti cappellini e scarpe da grattugiare. Per non parlare poi dell’odore, un misto tra basilico fresco, pasta della nonna e profumo di appena stirato.
Se hai qualche altra idea (per farmi venir fame o voglia di stirare) fai come fosse casa tua.

http://vimeo.com/28760461

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