Guida ai tatuaggi homemade

A 15 anni, deciso a farmi un tatuaggio ma senza soldi a disposizione, presi un ago, bruciai la punta con l’accendino, lo infilai in una ricarica d’inchiostro del rapidograph che usavo a scuola ed iniziai a bucherellarmi.
Ho puntini-test sparsi un po’ ovunque, ma puoi vederli solo se sai dove sono. L’unica “opera finita” è una sottospecie di bracciale sul polso sinistro: non sono riuscito a far combaciare i due capi e ancora oggi, chi si accorge di quello sgorbio, si (e mi) chiede cosa sia – una striscia di sporco? Una cicatrice?

Ora, preso da un bizzaro ritorno di fiamma per i tatuaggi fatti in casa, credo che seguirò la vecchia ma sempre valida guida semi-seria di Fecal Face.
Nel frattempo metto su a bollire un po’ d’acqua per sterilizzare gli aghi e vado a cercarmi una cassa di birra ed un po’ di amici pateticamente infantili quanto me.

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