Chicken & Broccoli Homeworks | Brava. No, dico, brava

LA CASA MUDA
di Gustavo Hernández
Uruguay 2010

Trama: Brava. No, dico, brava. Vai con tuo papà a sistemare una casa nel bel mezzo del nulla e ti stupisci pure se poi finisce che ne esci ricoperta di sangue dalla testa ai piedi? Brava.

Uruguaiano, e già ce lo fa essere simpatico, questo piccolo horror ha carattere.
Il dato distintivo è la scelta di fare del film un lunghissimo piano sequenza. Ora, da Nodo alla Gola in poi, nessuno si stupisce davvero di un film fatto tutto di un unico piano sequenza, ma comunque fa piacere vedere l’impegno, la ricercatezza di soluzioni, la curiosità di sapere “come hanno fatto a passare dentro la macchina” o “come hanno fatto a far apparire lei prima qui e poi lì”?
I raccordi tra una scena e l’altra si fanno notare (sono le parti dove la cinepresa va velocissima – dove Hitch usava invece le inquadrature “nere”).

Purtroppo, oltre alla ricercatezza stilistica che fa da contraltare ad una certa povertà (necessaria e aggirata intelligentemente) tecnica, c’è il vero dato negativo: una storia che regge la tensione benissimo per un’ora (e non è poco!) ma che si sbrindella nel finale (o almeno così è parso a me che con gli horror mi ci sfamo i languorini, sono spuntini per me, gli horror, per dire che ne “mangio” a volontà), sì insomma il finale col “nero e i flash paurosi” l’ho visto troppe troppe volte.
Certo è che, se non si grida propriamente al miracolo, fa un certo piacere starsene lì con la tensione alta, anche solo per quell’ora.

Anche in questa casa, come in mille altre, ci si stupisce di trovare la “solita” parete con tutte le foto appiciccate?
Ma veramente ne ho viste talmente tante di stanze tappezzate di foto che ormai credo sia più una roba da interior design che altro. Chi non ce l’ha una stanza tappezzata di foto? Io ce l’ho. Indovinate di chi?

C’è anche una brutta notizia: il remake americano è già pronto. E ho il netto sospetto che qualcuno in Itaglia se ne uscirà con un horror “tutto in un unico piano sequenza per salvare l’horror itagliano”. Non dico il nome sennò la claque si scatena sui commenti.
Zampaglione.

LA MEUTE
di Franck Richard
Francia 2010

Trama: Brava. No, dico, brava a prendere l’autostoppista e a fermarti nella di lui madre locanda. Ti credo che poi finisci in pasto, non ho detto finisci il pasto, ho detto proprio finisci IN pasto. Brava.

Francese, e già ce lo fa essere simpatico, La Meute è un film estremamente sincero. Come gli horror piacevoli devono essere. Poche spiegazioni, scene crude, una protagonista niente male… Ah no scusate, ho sbagliato (o bella o brava, mica si può avere tutto!):
Un sano film di “lei che finisce nelle grinfie di una famiglia di matti cannibali”: ah che bello finalmente! Era almeno un mese che non vedevo un film di “lei che finisce nelle grinfie di una famiglia di matti cannibali”. E fino a qui, tutto bene. Il film però, ad un certo punto, sterza verso un genere mostrozombesco che risulta un po’ “incongruente” per quanto visto fino a quel momento. Nulla di orrendo o davvero ridicolo (anche perché nel film è pesantemente spinto il tasto “grotesque” della situazione) ma che lo allontana un po’ da quel bel “neorealismo cannibale” che ci piace tanto.

Che poi alla fine sì, ci è piaciuto eh, ma con riserve. Un’altra cosa che ci è piaciuta è stata scoprire che TANXXX (fumettosa franciosa che deve molto a Hewlett ma che è anche fica di suo) ha fatto un’affichealternativa del film, schizzi preparatori e storyboard.

Ad ogni modo, vedevatelo, almeno quando qualcuno tra un annetto arriverà con un film di “lei che finisce nelle grinfie di una famiglia di matti cannibali ma che poi sterza verso il mostrozombesco”, per salvare il cinema horror itagliano voi potrete dirgli “Eh no, [inserisci qui nome regista itagliano – vedi soluzione capovolta], questo l’hanno già fatto in Francia un anno fa!”.
ǝuoıןƃɐdɯɐZ :ǝuoıznןoS

 

EL ORFANATO
di J.A. Bayona
Spagna/Messico 2007

Trama: Brava. No, dico, brava che dopo che tua sorella gemella cieca è morta suicida spinta a   farlo da qualcuno, tu, che nel mentre hai la stessa malattia degenerativa agli occhi e stai diventando cieca pure tu, decidi che la decisione più decisa è quella di andare a vivere proprio nella stessa casa. Brava.

Quando c’è forte premura a farci sapere che “questo è il nuovo film “presentato” da Guillermo Del Toro”, non è mai una buona cosa. Lo dico sempre, sono convinto già da molte lune dell’inutilità delle frasi sui libri e sulle locandine che dicono “Il mio erede – Stephen King”, “Un videogioco che mi ha terrorizzato – Dario Argento”. Insomma non sono sicuri di quello che hanno fatto e si nascondono dietro il dito di un nome tutelare. Non fa eccezione questi Occhi di Julia, che per cast e “atmosfere” dovrebbe essere una sorta di seguito di quel El Orphanato che un paio di anni fa non ci dispiacque (!) affatto. Invece questo ci dispiacque. Perché è un thriller a cui si può appioppare il più infamante degli aggettivi: inutile. Inutile la storia, inutile la messa in scena ricercata, inutile una lunga sequenza che dovrebbe essere il cuore del film (una sequenza che sarebbe potuta essere “piano” invece è solo sprecata). Anche i Mommy Thriller più brutti non sono così inutili. In più, come se avessi bisogno di qualcosa che avvalori le mie tesi sparate di solito a caso qui su questo blog sito ecco un’altra casa arredata da quello fissato con le foto e che finisce di nuovo con il buio e i flash paurosi. Che inutilità.

Zampaglione è il miglior regista di horror itagliani da salvare che conosca – Zampaglione”

http://www.youtube.com/watch?v=FS28YosEWnw

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