Frizzifrizzi x Perrier-Jouët: l’incontro

E’ ora di vuotare il sacco! Ho deciso di raccontarvi tutta la verità, sono giorni che cerco di scrivere questo post, ma sono bloccata quindi non mi resta altro da fare che dire la verità. Secondo le nonne paga sempre, no?
Dovevo raccontarvi l’incontro tra il Dandy e la Musa di Perrier-Jouët e visto il particolare stato di nostalgia in cui mi aveva lasciato l’ennesimo genetliaco, ero partita dalla colonna sonora dell’incontro.

Immaginavo la Musa cucinare, addobbare la casa e infine prepararsi pensierosa davanti allo specchio, il Dandy fumare nervoso nell’attesa e poi i due finalmente insieme a cena, a casa di lei il tutto sulle note di Django Reinhardt.

Perché con la location scelta, gli outfit dei personaggi, l’allure ricercata e decadente, Reinhardt era la scelta più ovvia, non è vero?
Poi però ho letto il post di un altro dei bloggers che hanno partecipato alla “ricerca” della Musa e del Dandy e anche lui aveva immaginato Django come colonna sonora dell’incontro e mi sono bloccata…

Ma ho scritto che avrei detto la verità perciò devo spiegarvi che per me le note di Reinhardt erano essenziali, perché mi servivano anche a mandare un messaggio personale a qualcuno che è lontano e che vorrei si facesse sentire, perché mi manca…
Così imparo a usare Frizzifrizzi in modo improprio. Non lo farò mai più prometto!

Abbandoniamo però i miei ingarbugliati pensieri e torniamo ai due protagonisti della nostra storia per Perrier-Jouët.

Eugenia, la Musa dopo aver preparato la cena – la prima cena – decora la casa e si prepara davanti allo specchio, concentrandosi riesce a sognare ad occhi aperti il suo Alessio. Lei lo vede, riesce perfino a capire come sarà vestito.

Ed anche il Dandy Alessio sa per certo come gli apparirà lei una volta arrivato.
Voi riuscite a vedere i loro sogni a occhi aperti grazie alle illustrazioni di Mklane, che come sempre ci è corso in aiuto.

Poi finalmente l’incontro a casa della Musa, sui colli di Bologna. Cena e ovviamente champagne. L’atmosfera è romantica ma non zuccherosa, tutto attorno sembrano sparpagliate “le buone cose di pessimo gusto” che ricordano la casa de L’Amica di Nonna Speranza di Gozzano.
La colonna sonora mettetecela voi, per me a questo punto è pressoché indifferente.

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