Manuele Fior: cinquemila – sublimi – tavole al secondo

Manuele Fior è autore di raffinate graphic novels impreziosite da una ricerca stilistica e narrativa di grande impatto, istantanee celebrali che accompagnano il lettore dalla prima all’ultima pagina, stravolgendo puntualmente ogni previsione. A fine lettura, ci si ritrova spiazzati e totalmente affascinati da questo giovane autore italiano.

Recentemente ho terminato di leggere “Cinquemila chilometri al secondo” (Conconino Press, 2010 n.d.r.). Un bel viaggio nei sentimenti e nei colori. Quanto tempo hai impiegato per realizzarlo?

Circa tre anni e mezzo.

da "Cinquemila chilometri al secondo"

Conosci personalmente i luoghi in cui la graphic novel è ambientata?

Sì, sono dei luoghi in cui ho effettivamente vissuto. In Norvegia per ragioni personali, diciamo, mentre in Egitto per motivi professionali: ho accompagnato delle spedizioni archeologiche in veste di disegnatore.

Il plot è stato scritto in parte con tuo fratello Daniele. Quanto c’è di autobiografico in questa storia?

Abbiamo cominciato assieme il primo capitolo, poi mi sono reso conto che la storia mi apparteneva per certi versi, così ho continuato da solo. Non c’è autobiografia negli eventi, sono tutti frutto della fantasia, ma quello che è il contorno lo conosco in effetti abbastanza bene e ho attinto molto da paesaggi, atmosfere che ho vissuto in prima persona.

da "Cinquemila chilometri al secondo"

Diversamente da “La Signorina Else” (Coconino Press, 2009, n.d.r.)  in “Cinque chilometri al secondo” lo stile grafico si sviluppa e si arricchisce man mano che la storia volge al suo termine. Come ti orienti rispetto  alle scelte stilistiche, qual è stato l’aspetto più complesso, graficamente parlando, in quest’opera?

Ho cominciato il libro sapendo che volevo usare il colore in maniera strutturale, cioè non come un abbellimento che viene dopo, a disegno già fatto, ma come un vero e proprio strumento di narrazione. Ho dovuto ripensare il disegno e stravolgere, privilegiando un approccio emotivo ad un altro più calcolato. Questo vuol dire fare tanti tentativi e buttare via un sacco di pagine o vignette. E’ un libro che mi ha fatto sudare fino all’ultima pagina.

Rimanendo sempre in tema di stile, si ha la sensazione che spesso non ci sia un disegno preparatorio ma che tu utilizzi direttamente le chine e gli acquerelli. Mi sbaglio? Come procedi generalmente?

Dipende molto dai libri. In Cinquemila Chilometri Al Secondo in effetti sono andato abbastanza di getto, la priorità era correre, non ritornare sugli errori, cercare di seguire le intuizioni al volo per sbatterle bene sulla carta. La Signorina Else è invece un fumetto in cui il ruolo del disegno è più studiato, meno lasciato al caso e con un’emotività più latente, che viene rilasciata piano piano.

da "Cinquemila chilometri al secondo"

Quali sono i tuoi strumenti? Che genere di carta e tipologia di acquerelli prediligi?

Carta da acquerello di alta qualità che costa un sacco di soldi e acquerelli e pennelli che costano altrettanto. Purtroppo è così.

Hai una laurea in architettura, conseguita nel 2000 a Venezia e subito dopo ti sei trasferito a Berlino, una città dai molteplici stimoli artistici. E’ stato questo passaggio ed il contatto con la realtà underground della capitale tedesca ad invogliarti a scegliere definitivamente la strada di fumettista?

Penso di sì. Tutto è ricominciato abbastanza per caso, ho conosciuto all’epoca Johannes Ulrich che stava mettendo in piedi Avant Verlag, una casa editrice di fumetti che traduceva molti italiani, da Igort, Mattotti, Giandelli a Andrea Bruno. Mi dette la possibilità di partecipare al numero uno della sua antologia, Plaque, con una storia breve. Fu l’occasione definitiva per riprendere in mano il disegno e i fumetti, che avevo abbandonato durante gli anni universitari.

da "Cinquemila chilometri al secondo"

Berlino è un pullulare di artisti ed autori di graphic novel, c’è anche una grande presenza di autoproduzioni, non sempre di qualità eccelsa. Il tuo approccio all’arte e al voler diventare autore di graphic novel pensi sia stato culturalmente-graficamente-narrativamente diverso rispetto ai tuoi colleghi tedeschi? Cosa pensi di luoghi cult a Berlino come la libreria del fumetto “Neurotitan”?

Ci sono state sicuramente delle influenze di alcuni autori tedeschi che ammiro tuttora, primo fra tutti Atak. Io venivo dalla scuola di Valvoline, e soprattutto mi ero formato con Mattotti, per cui rimanevano nel mio disegno e nel mondo di raccontare molti dei suoi stilemi. Questo sguardo più grezzo, meno estetizzante, di Atak per esempio, mi aiutò a trovare la giusta distanza dai miei maestri, per così dire. Era il momento in cui il fumetto tornava a gettare lo sguardo sulla realtà, sulla città e la società. Finiva in un certo senso il fumetto d’avventura, inteso come lettura d’evasione e si ritornava all’attualità. Per questo anche ci fu una generale riscoperta di opere come Alack Sinner di Munoz/Sampajo.
Il Neurotitan per come me lo ricordo era un posto bellissimo, con le statue di metallo che sputavano fuoco e i mostri in formalina nel bar. Spero che non sia diventato una specie di museo della Berlino underground – tipo Tacheles. (Il Neurotitan, fortunatamente, è ancora esattamente come Manuele lo ricorda e lo descrive! n.d.r.)

da "Cinquemila chilometri al secondo"

Cosa ti ha spinto a lasciare Berlino alla volta di Parigi? Credi che Berlino, per chi cerca il salto di qualità, possa essere una città affascinante ma anche pericolosa?

In realtà da Berlino sono passato per Oslo, dove ho vissuto circa tre anni, per poi partire alla volta di Parigi. Se vivi tu stesso a Berlino penso che abbia chiara la situazione. E’ una città fantastica, di una seduzione mortale, soprattutto per un italiano abituato all’imbolsimento cronico del suo paese. Il problema è che negli ultimi anni ha registrato una specie di “turismo di massa”, una migrazione di artisti, pseudo intellettuali o semplicemente disadattati che ha – secondo me – modificato la miscela della sua popolazione giovanile. Molta gente vive a Berlino perché è una metropoli meno cara delle altre, si organizza in gruppi (die Italienern) che non parlano il tedesco e vivacchiano. Continuano a svolgere le loro attività per l’Italia, per esempio. Chi vuole veramente lavorare con l’arte si sposta, va a New York, viene a Parigi. Questo è un po’ un peccato perché alla fine la città ha perso la sua aggressività creativa e diventa più una specie di limbo per chi non sa cosa fare della sua vita (sono stato uno di questi).

da "La Signorina Else"

Leggendo “La Signorina Else”, tratto dall’omonimo romanzo di Arthur Schnitzler, e il successivo “Cinquemila chilometri al secondo” ho colto dei tratti interessanti che accomunano le eroine di entrambe le opere, Else e Lucia: la contemplazione dell’acqua e la nudità come elemento transitorio da una realtà di rifiuto ad una forte e forse anche folle presa di coscienza. Else osserva sul lago dei ragazzi in canoa e comprende la sua non più latente propensione al voyeurismo e narcisismo; Lucia trova nell’immobilità di un lago norvegese la spinta per riprendere le redini di una vita che non sente sua. Entrambe le donne lasceranno successivamente il laccio inibitorio che teneva strette le loro pulsioni per andare incontro ad un destino fatale o di rottura col passato. Credi che questo tipo di reazione sia tipico dell’universo femminile? Ci sono personaggi femminili che hanno colpito la tua sensibilità di artista “interferendo” nella tua formazione?

Bella domanda. Non penso che sia una reazione tipica femminile in generale, ma nel mio caso, avendo sempre io avuto più difficoltà nel recidere quel laccio inibitorio, la attribuisco più alla donna. E’ una caratteristica positiva, l’azione piuttosto che la contemplazione, e spesso i miei personaggi femminili fanno il passo che io non avrei avuto il coraggio di fare.

da "La Signorina Else"

Quali sono stati i punti di riferimento stilistici nella stesura del bellissimo “La Signorina Else”? Mi è sembrato di cogliere riferimenti ad artisti di grande spessore come Gustav Klimt o  Egon Schiele.

Gli artisti in questione stanno ad anni luce dai miei disegni. Tengo a precisare che non si tratta di un omaggio, ho guardato a loro perché la loro opera è iconica rispetto alla loro epoca, per cui per parlare di quell’epoca bisogna parlare con la loro lingua. Una lingua che conosceva appena la fotografia, che cominciava a sbirciare il cinema muto. Guardare a pittori come Munch, alla opera grafica di Klimt, è in un certo senso ripensare al fumetto come fece Valvoline, in cui si teorizzava il fumetto come contenitore di tutto, cinema, arte, moda, architettura.

da "La Signorina Else"

Arthur Schnitzler aveva fatto della formula narrativa del “monologo interiore” un’espressione d’arte. Le sue opere furono oggetto d’interesse del padre della psicanalisi, Sigmund Freud. Due anni prima la pubblicazione dell’opera di Schnitzler, un’altra donna dava voce, in forma di monologo, alle sue pulsazioni, Molly Bloom, in Ulisse di Joyce. Chi si appresta ad affrontare letture intense come queste, inevitabilmente viene trascinato nel mondo di un potenziale “alter-ego”, indipendentemente dalla sua sessualità. Ci sono episodi che reputi importanti o interessanti che ti hanno coinvolto durante la preparazione de “La Signorina Else”?

Infatti, l’alter-ego Else è quello che ha difficoltà a integrarsi a pieno nella società, che non vuole pagare il prezzo del compromessi necessari. Quel voler sempre restare in bilico, con un piede nella purezza del proprio mondo interiore e l’altro nel mondo civile. Molte volte mi viene chiesto se il fatto che abbia adattato il romanzo ora è per una certa corrispondenza storica tra la fin de siecle 800 e quella di adesso. Non ci ho veramente pensato, quello di cui sono sicuro è che le dinamiche intime di Else sono attualissime e in un certo senso ancora irrisolte.

Qual è l’ultimo libro che hai letto?

“L’adversaire” di Emmanuele Carrere.

da "La Signorina Else"

Collabori con svariate case editrici e riviste cult come Les Inrock. Che genere di illustrazioni ti vengono richieste? Come tuteli il tuo lavoro di artista in un mondo come questo in cui non è facile districarsi?

Per Les Inrock ho disegnato uno speciale dell’estate: musica, cultura e robe varie. Mi muovo in maniera indipendente, non ho mai avuto un agente e ho imparato un po’ alla volta quanto posso chiedere. Resta il fatto che non sono molto tutelato e mi sono beccato anche qualche fregatura. Questo riguarda le illustrazioni soprattutto, per i libri i contratti sono abbastanza codificati e ho preservati tutti i diritti per le edizioni straniere. Non lavoro per la pubblicità.

da "La Signorina Else

Cosa mi dici del progetto di “Guide Zero”? Ci sarà un seguito? Come hai affrontato la richiesta di illustrare una guida sulle sagre più famose in Italia?

Non so se ci sarà un seguito, dipenderà sicuramente da Matteo Stefanelli, che coordina l’immagine delle guide. Il lavoro per la guida alle sagre italiane è stato difficile, Matteo è molto esigente. Devo dire che malgrado la mia cocciutaggine e l’orgoglio di disegnatore, le continue correzioni e gli appunti di Matteo hanno portato a un risultato migliore di quello che avrei raggiunto in totale libertà. Insomma, una piccola lezione.

Parlando d’Italia è lì che sei nato e cresciuto. Cosa leggeva Manuele Fior da bambino? Eri anche tu un lettore di settimanali come ” Il Giornalino” ed “Il Corriere dei Piccoli”?

Io appartengo a quella generazione che per prima ha avuto un televisore a colori in casa, questo vuol dire essenzialmente Goldrake, Mazzinga, Supergulp, Eroi in TV e via avanti. Nel fumetto ho sempre cercato le riduzioni di questi miei idoli animati, per cui piuttosto che la Corriere dei Piccoli leggevo L’Uomo Ragno, I Fantastici Quattro, gli X-Men. Poi ho scoperto Mattotti, Igort, Pazienza e lì le cose si sono fatte serie…

Come trovi il panorama fumettistico italiano? Riscontri una certa personalità nel disegno o c’è molta confusione?

Penso che ci sia un generale assestamento delle tendenze per cui in genere un autore capisce la sua strada. Ci sono nuovi autori umoristici molto bravi. Ci sono quelli che si votano alla graphic novel, o al fumetto web, o alla strip con coscienza di causa. Ci sono anche innumerevoli cantonate ma il panorama è buono, bisogna tenere duro.

Prima di salutarti vorrei chiederti qualche anticipazione sulla tua prossima  graphic novel e se ci sarà possibilità di leggerla anche in Italia.

Il mio prossimo fumetto è appena cominciato, per cui non posso dire ancora molto, se non che sarà una storia di fantascienza, in bianco e nero, con sullo sfondo un’Italia del futuro, un po’ più radiosa di quella di adesso.

Interview © Bruno Colajanni (www.ludag.com)
Images © Manuele Fior (www.manuelefior.com)

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