The book is on the table

IMPERIAL BEDROOMS
Bret Easton Ellis
Einaudi 2010 | Amazon

E dunque ci siamo.
Ellis ha scritto il seguito di Meno di zero, il mondo intero ne ha parlato. Chiunque abbia aspettato l’edizione italiana, prima ha dovuto sorbirsi interviste, recensioni, recensioni di recensioni, micro-recensioni via twitter, i tweets di Ellis stesso. Ed ora, visto che il male non viene da mai da solo, siete pronti per leggervi anche la mia.
Perché – e lo capisci solo mentre lo stai leggendo – chi ne parla lo fa per avere un posto nel libro. Per infastidirti e deluderti.

Leggere Imperial Bedrooms è come prendere la macchina e tornare nei posti che conosci meglio (e dopotutto questa è anche la trama del libro, che a sua volta è anche quello che ha fatto Ellis stesso, da NY back in L.A.).
I tempi sono cambiati, gli amici invecchiati (cambiati anche loro? Si vedrà).
Ma ancora prima di girare la chiavetta e mettere in moto sai già troppe cose. Come se in macchina qualche misterioso personaggio ti avesse fatto trovare un cd con dentro le voci di qualcuno che parla di quello che ti aspetta durante e alla fine del viaggio e ancora non sai. E dopo un po’ inizi a capire, ma in maniera distorta e non senza un certo fastidio: sconosciuti che mettono bocca su una cosa tua (lo scopo del viaggio/il tuo viaggio nel libro). Che vogliono questi? Si facciano gli affari loro.

E man mano che leggi riconosci le cose di cui parlavano quegli sconosciuti mentre, passando, rivedi i vecchi posti. I vecchi, rassicuranti, posti che conosci bene.
Fili via attraverso parole, stile e trama e li osservi come faresti con un ponte su cui sei già passato o una curva che sai già a che velocità prendere.
Qui c’è Lunar Park. Da qua si vede Glamourama. Laggiù c’è una stradina che sbuca su American Psycho (o è American Psycho che sbuca qua?).
C’era anche prima un’uscita che portava a L’accademia dei sogni di William Gibson?
E lungo la strada cartelloni che invece di dire Sparisci qui promuovono anacronistici coming soon al cinema: Strade Perdute e Mulholland Drive.

Poi arrivi alla fine. Stordito, infastidito, disturbato, un po’ deluso ma felice di essere tornato.
Capiamoci: deluso non perché ti aspettavi altro. Imperial Bedrooms è l’unico libro che Bret Easton Ellis poteva e doveva scrivere ora.
Mentre leggi lo sai che quella era l’unica strada possibile. Quando Ellis ha acceso il computer, creato un nuovo file e scritto Capitolo I non era – come succede di solito – per aprire un universo di possibilità e riempirlo con una delle infinite storie possibili.
Era Imperial Bedrooms l’unica storia possibile. Non la migliore. L’unica.

La delusione, purtroppo, la mette il lettore. Che se, come me, voleva farsi da solo il viaggio del ritorno a casa, deve invece fare i conti con il mondo intero (Ellis compreso) che ci mette bocca, prova a dirti dove andare, perché stai tornando, cosa c’è oltre il ponte, ascolta questo pezzo, dovevi dare una spolverata al cruscotto prima di partire, questo pezzo qua ti riguarda, perché stai piangendo?, torna un attimo indietro, sei tu quello laggiù che legge Meno di zero?, sembri proprio uno sfigato lo sai?

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