Pitti: Montedomini

In un splendido setting, il Centro Montedomini, silenzioso e defilato rispetto al baraccone della Fortezza da Basso, ho avuto il piacere di visitare la bellissima mostra evento organizzata dai nostri amici di Mug Magazine.
Protagoniste, alcune tra le realtà più interessanti della moda contemporanea, oltre ai lavori degli studenti di IUAV e Polimoda.

Dopo il salto tutto il reportage sull’evento.

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Le maglie di De Marchi Sport, remake, con materiali moderni, dei modelli prodotti ai tempi di Coppi e Bartali, quando l’azienda si chiamava ancora “Maglificio Sportivo”, fondato da Emilio De Marchi.
E mentre degli enormi armadi spuntano bici Colnago, in fondo alla sala sono in mostre sellini e borse di Brooks England.

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Il brand scozzese Ballantyne ha tanta di quella storia alle spalle che, a vedere le loro maglie in cashmere in sale antiche come queste, ti sembra di tornare indietro nel tempo (quando le indossavano la Regina Elisabetta, Steve McQueen o Jackie O.).

Al Montedomini Ballantyne espone una serie di pezzi forti selezionati dall’archivio storico del marchio, realizzati – ovviamente a mano – con tecnica ad intarsio, che si tramanda tuttora di padre in figlio.
Prima della lavorazione, che già da sola richiede una pazienza che non riesco nemmeno ad immaginare, bisogna fare il disegno su carta millimetrata, punto per punto.
Roba da raggiungere istantaneamente l’illuminazione.

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Leggerissime e colorate, le Flagged by Napapijri sono, almeno per me, una magnifica scoperta.
Pesano meno di un gattino appena nato, puoi impacchettarle ed infilarle in borsa in un attimo e… ho deciso che voglio quella verde!

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Che succede se metti insieme scarpe italiane e jeans giapponesi? Pantofola d’oro for 45rpm.

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Lanciati da Andrea Brà, i losangelini di HTC continuano a sfornare – con la sua collaborazione – pezzi meravigliosi come quelli che vedete in foto.
E se vi viene voglia di fare un piccolo mutuo per il giubbino qua sopra (ciascuno è un pezzo unico) sappiate che non siete gli unici…

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La storica azienda tessile italiana Limonta presenta una mini-collezione realizzata in abàca, fibra tessile realizzata dalla lavorazione della canapa di manila (che in latino ha l’evocativo nome di musa textilis), solitamente usata per fare carta.
E la sensazione, toccando i capi, è proprio quella.

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Al piano di sopra, il corso di laurea in Design della Moda dello IUAV, diretto da Maria Luisa Frisa, ha presentato Studies in Fashion Design, a cura di Mario Lupano, ovvero due installazioni: 35 variazioni sul tema del foulard – realizzate durante il laboratorio di progettazione del vestito diretto da Cesare Fabbri – e street shots realizzati durante il workshop di fotografia di moda diretto da Francesco Carrozzini.

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Nella stessa sala il Polimoda di Firenze, diretto da Linda Loppa, presentava Con/Temporary Show, una collezione realizzata dagli studenti di Design Moda.

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