Nel momento in cui uscirà questo articolo io ed Ethel saremo già a Roma, ci saremo fatti un bel giro della città dopo aver lasciato le valige in hotel, diretti verso l’aperitivo-presentazione e successiva cena presso l’Alixir Food Lounge, un temporary shop messo su in occasione del lancio di Alixir, la nuova linea di prodotti Barilla che tanto buzz – positivo e negativo – ha creato in rete fin dalla loro uscita.
Ho deciso di scrivere questo articolo a priori perché documentandomi un po’ sia sul prodotto che sull’evento che andremo a seguire mi sono fatto un’idea ben precisa e mettere nero su bianco le impressioni pre e successivamente post presentazione mi è sembrato un bell’esperimento per vedere quanto io stesso possa essere fazioso a priori (basandomi su impressioni e non su fatti concreti) oppure a posteriori (dopo aver partecipato ad un incontro messo su apposta – come lo sono tutte le presentazioni – per vendere in qualche modo il prodotto a bloggers e giornalisti ed innescare la classica carambola di passaparola che ogni azienda sogna di avere dal web).
L’idea che mi sono fatto prima di partire è essenzialmente questa: la Barilla ha deciso di spendere una montagna di soldi in una nicchia relativamente nuova del mercato alimentare, quella salutista-chic.
La montagna di soldi è servita perlopiù a creare la confezione. Quella materiale (packaging e design) e quella emozionale (eventi, hype, pubblicità).
Tra gli eventi, la parte del leone l’hanno fatta i due temporary shop aperti a Milano e Roma. In apparenza un’ottima idea, a parte un pizzico di banalità: ora per presentare qualsiasi cosa, pure le tende fatte a mano da mia nonna, si tende ad aprire un temporary shop. Che di solito va sempre a braccetto con il mondo dei blog: essendo temporary, e quindi in qualche modo veloce nell’aprire e successivamente chiudere i battenti, le riviste di settore non riescono a star dietro alla notizia – causa i tempi di produzione di un magazine – e quindi si affida ai bloggers il compito di diffondere il seme pubblicitario.
A parte questo, dicevo, la dispendiosa creazione dei negozi temporanei (dove comunque si può degustare gratuitamente, quindi finché sono aperti, passateci!) rivela una certa ingenuità da parte di un grosso marchio come Barilla nel cercare di accaparrarsi il tipico temporary-target (giovane, cultura medio-alta, soldi da spendere, voglia di essere coccolato) con un prodotto che poi, una volta chiuse le temporary-porte e finite le temporary-coccole chic, lo si potrà trovare solamente nei templi della massa: i supermercati e gli ipermercati.
I conti non tornano. E i prezzi dei prodotti (alti) e le qualità salutistiche della linea Alixir (già ampiamente messe in dubbio da colleghi che ne sanno molto più di me di scienza alimentare) li fanno tornare ancora meno.
Mi chiedo quindi, prima di entrare anch’io per un weekend nel girone dei bloggers coccolati, chi comprerà i prodotti Alixir?
Li presenti a quelli (considerati) fighi ma poi li vendi dove vanno quelli (considerati) sfigati. Li fai pagare un prezzo degno di qualcosa di esclusivo ma poi, tolto il pacchetto, quello che c’è dentro così esclusivo forse non è. Mi viene in mente una possibile soluzione: non è che la fanno sembrare una cosa da fighi, proprio per venderla a un prezzo più alto a quelli non fighi che pensano di essere fighi portandosi a casa una cosa da fighi?
Domani sera tornerò alla base e vi saprò dire se avrò cambiato idea oppure no.